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“Shinigami Bocchan to Kuro Maid” è un carciofo. C’è a chi piace e con il carciofo ci fa dalla pasta alla salsina spalmabile e chi invece dai carciofi se ne sta a distanza, quasi come se si sentisse minacciato dalla loro presenza. Perché quest’esempio? Beh, perché mia nonna stava pulendo carciofi in cucina e ho pensato a come il carciofo si adattasse bene a ciò che penso della serie.

“Shinigami Bocchan to Kuro Maid”, da adesso solo “Shinigami”, è una serie che, cavalcando il fenomeno lanciato qualche anno fa da “Karakai Jouzu no Takagi-san”, si va a inserire nel filone degli anime dispettosi (teasing), in cui il protagonista maschio, un po’ ‘sfigatello’, è continuamente punzecchiato e provocato dalla controparte femminile. A parte l’opera che ha dato via a questo fenomeno, le altre serie uscite sullo stesso indirizzo non mi hanno mai convinto per comicità e contenuti. “Shinigami”, per certi versi, non si discosta molto da esse, ma mette in tavola qualcosa di più sostanzioso e interessante da seguire.
“Shinigami” cerca di raccontare una storia romantica, tragica a momenti, racconta di un amore puro e sincero, di due anime gemelle che, pur amandosi, non possono sfiorare l’altro nemmeno con un dito. Il motivo di tale “tragedia” non è banale, ma nemmeno così originale, tuttavia funziona. Shinigami Bocchan, appunto “il signorino della morte”, è il protagonista della serie (il vero nome non mi sembra sia pervenuto) e una mattina, quando era ancora un bambino, fu maledetto da una strega. Il poveretto da quel giorno non ha più potuto toccare un essere vivente, che sia una pianta, un animale o una persona, perché al contatto con essa quella appassisce e muore.

L’incipit della serie è interessante, tra amori corrisposti ma ostacolati, misteri e maledizioni, ci sono tutte le carte per una buona storia, aggiungiamoci anche che strizza l’occhio ad altri prodotti come “La bella e la bestia” e "Nightmare Before Christmas”: il pacchetto che ne vien fuori non sarebbe male. Peccato però che tale materiale vada sprecato, o meglio, malamente sfruttato in favore di situazioni grottesche e con un andamento altalenante nei toni della serie. Si passa da una bellissima scena romantica al chiaro di luna accompagnata da un pezzo al pianoforte alla scenetta ecchi provocatrice nel giro di qualche minuto.
I personaggi sono curiosi, e alla fine, chi più, chi meno, sono ben caratterizzati, a qualcuno ci si può pure affezionare. Tuttavia, anche qui si nota un po’ di confusione ed esagerazione.
Bocchan, il protagonista, è forse il più bilanciato, rappresenta bene il bambino, ora maggiorenne, cresciuto con la maledizione. Timoroso ma non scontroso, sempre pronto a porgere una mano verso gli altri... senza toccarli, eh!
Alice è la maid del signorino, è una ragazza di bell’aspetto, dolce, affettuosa e innamorata, che nonostante la maledizione decide di dedicare la sua vita a Bocchan, nonostante tutti cerchino di tenersene alla larga per paura di essere accidentalmente toccati. Ci sono scene studiate bene, che mettono alla prova i due personaggi, risultando al tempo stesso coerenti con il tema “dispetti” e “tentazioni”. Momenti in cui le loro labbra si sfiorano, creando desiderio e alimentando la passione.
Peccato però che queste sono in minor numero rispetto alle scenette ecchi. Non parlo di spalline che scendono, ma momenti in cui viene snaturato il personaggio di Alice, facendola quindi apparire frivola. Tutto questo a favore di una comicità che lascia il tempo che trova.
Gli altri personaggi come la sorella di lui, Viola, sono mere spalle comiche che non aggiungono sostanza alla serie, anzi a momenti danno solo l’impressione di rubare minutaggio alla trama principale, che già è lenta di suo.

Durante la visione mi sono fatto l’idea che l’autore o fosse confuso su che direzione dare alla serie oppure che semplicemente non voleva farsi prendere sul serio, il che, vista trama e potenzialità, è un peccato.
Dal punto di vista puramente artistico e tecnico ci sono alti e bassi. I modelli dei personaggi sono “ok” seppur in CGI, ma l’animazione al computer rompe nel 90% dei casi la magia che solo l’animazione sa regalare. Belli però gli sfondi, che uniscono il 3D agli artwork grazie all’utilizzo di una texture in sovraimpressione che dà l’idea di un quadro, di una tavolozza in cui i personaggi si muovono. Ho apprezzato veramente tanto questo dettaglio.
Promossa la colonna sonora, alterna ottimi pezzi al pianoforte a sinfonie meno ricercate ma comunque ben abbinate alle immagini su schermo. Magari potevano osare un po’ di più, ma tutto sommato l’OST è di buon livello, apprezzabile.

Quindi, per concludere e riprendere il mio esempio iniziale, “Shinigami” è un carciofo perché ci sono persone alle quali questo genere di storie, comicità e situazioni piacciono sempre, le apprezzano in tutte le salse, altre invece che preferiscono tenersi alla larga, perché le ritengono insapori, non definite, né dolci né amare. Poi ci son quelli come me che non le apprezzano più di tanto, ma che magari, se servite in determinati modi, possono finire per gradire ciò che gli viene servito.
Do una sufficienza, un 6+ per l'esattezza, ritenendo che, tutto sommato, tra alti e bassi, la serie sia riuscita a intrattenermi, lasciandomi curioso sul prosieguo della storia, seppur, a dirla tutta, avrei preferito che le vicende si concludessero in un’unica stagione.

P.S. Se non vi piace l’esempio del carciofo, siete liberi di sostituirlo con un altro vegetale a vostra scelta.