cult, s.m. inv.
 
Film o libro che, per particolari motivi, continua ad avere un pubblico appassionato, a essere oggetto di culto, anche molto tempo dopo la sua uscita.

Poche opere meritano il titolo di cult come Baldios, di cui festeggiamo oggi il quarantesimo anniversario. Non lo si può certo definire un anime di successo, né un titolo che ha cambiato la storia del robotico, eppure continua a essere amato oggi come sempre.

Perché tanto amore per un'opera ormai vetusta e che pochi conoscono al di fuori del pubblico - anch'esso ormai vetusto - dei primi anni ottanta?

Il presente approfondimento cercherà di rispondere alla domanda e di rendere giustizia allo sfortunato Baldios. Coloro che non hanno mai visto la serie sono pregati di non leggere oltre, visto che l'analisi è infarcita di spoiler e che l'ultima sezione svela anche il finale. Dovrebbero invece vedersi 5-6 serie robotiche degli anni settanta e POI vedere Baldios, in modo tale da poterlo apprezzare al meglio.

ATTENZIONE! L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULLA SERIE TV E SUL FILM DI BALDIOS!
 

L'incipit


L'incipit di Baldios è quanto di più classico ci possa essere: in seguito alla distruzione del suo pianeta natale S-1, l'alieno Marin si rifugia sulla Terra dove combatte al fianco dei terrestri contro gli invasori. Una storia già vista e rivista in Grendizer, Groizer X e Mechander. È normale per quel periodo avere un protagonista alieno, di solito orfano come Marin, che a volte può essere cresciuto sulla Terra (Diapolon, Ginguiser) o anche essere un mezzosangue (Astroganga, Raideen, Blocker Gundam, Vultus, Daltanious). La composizione della squadra del Baldios è altrettanto normale: c'è il pilota robusto e impulsivo (Raita), il pilota smilzo più riflessivo (Oliver) e l'immancabile ragazza della base (Jamie). Manca soltanto il bambino per completare la tradizionale cinquina.

Il robot è scisso in tre componenti come in moltissime altre serie robotiche e il mecha design, per quanto buono, non si può certo definire innovativo.  L'unica novità apparente della serie è aver sostituito il tradizionale maturo scienziato con una affascinante dottoressa. Ma anche questa non è una cosa senza precedenti, per esempio è normale per le serie di Tadao Nagahama avere delle belle scienziate incaricate della creazione dei robot, solo che di solito operano nel campo avverso (si pensi a Mia in Combattler, Kazarin in Vultus, Lyza in Daimos). Seguendo l'esempio di Jeeg, Baldios assegna il ruolo di Gran Comandante dell'armata Aldebaran a una bellissima donna dei capelli verdi, cosa di cui nessuno si può lamentare. Il comandante della base dei Blue Fixer è un militare tutto d'un pezzo che non si fa scrupoli ad assegnare qualche sonoro ceffone ai suoi sottoposti quando ce n'è bisogno, seguendo una tradizione collaudata fin dai tempi del Grande Mazinga e a cui non si sottrae neppure Gundam.

Visto così Baldios sembrerebbe il solito robotico di quegli anni. Ma sarebbe solo apparenza: nella realtà Baldios è un caso più unico che raro, una serie che scardina tutte le certezze e partendo da un'incipit banale porta a una conclusione che non si era mia vista prima nella storia del robotico e che mai sarà eguagliata nella sua drammaticità nei quarant'anni successivi. Più che un anime rivoluzionario sarebbe opportuno definirlo un anime eretico: se un anime rivoluzionario è uno che cambia la storia di un genere (si pensi a un Gundam o in Evangelion) Baldios è un anime bruciato sul rogo che non ha lasciato nessun discendente, un caso atipico, unico e irripetibile.

Il contesto storico


Per inquadrare correttamente Baldios, bisogna partire dell'anno in cui va in onda, il 1980, nel cuore dell'epoca di transizione dal super degli anni settanta al nuovo robot degli anni ottanta. Ovviamente non c'è un anno preciso in cui si possa situare la transizione, eppure gradualmente tra il 1979 (anno di Gundam) e il 1982 (anno di Macross) di fatto il super robot tradizionale scompare e al suo posto compaiono tutta una serie di altri mecha, che ricevono le influenze più disparate. Gradualmente in quel periodo spariscono gli stilemi tipici - il mostro della settimana, lo scienziato direttore della base, il colpo finale - e l'anime robotico inizia a miscelarsi con generi del tutto diversi, come il western, il noir, l'archeologia, la fantascienza militare, la fantapolitica, le arti marziali, il poliziesco e molti altri.
 

Baldios si situa all'inizio di questo processo e quindi mantiene le apparenze del super robot, ma al tempo stesso va molto al di là. Di per sé il processo di distanziamento dal super robot classico è diffuso in tutte le serie robotiche dell'epoca. Nel 1980 "l'era del robot nagaiano" è già finita e le innovazioni di Nagahama e Tomino sono ormai date per scontate. Tutte le serie coeve a Baldios (Trider G7, God Sigma e Ideon, non conto il remake di Tetsujin 28, che è al di fuori del canone del super robot) per un motivo o per un altro si differenziano dal canone classico.

Trider G7 si differenzia nel senso della parodia: abbandona le atmosfere drammatiche di Mazinga e compagnia e dà più spazio alle avventure scolastiche di Watta che alle battaglie robotiche. God Sigma, per quanto più tradizionale, presenta ugualmente caratteri moderni, quali per esempio dei nemici alieni del tutto identici ai terrestri, sprovvisti di ali o corna, oppure l'idea che i terrestri alla fine non siano del tutto dalla parte del bene. Lo stesso si può dire per Ideon e naturalmente anche per Baldios: si può dire che fosse lo spirito dell'epoca.

L'epoca però era ancora quella degli anni settanta: la rivoluzione Gundam non aveva attecchito ancora, e Baldios attinge direttamente dal robotico classico, di cui continua a usare le forme espressive e le ingenuità. Non chiedetevi quindi come sia possibile integrare due mezzi terrestri pre-esistenti con un'astronave aliena e creare un robot gigante in poche settimane, non chiedetevi perché tra i membri dei Blue Fixer ci sia una ragazzina minorenne la cui uniforme è più simile a un costume da bagno che a altro, e soprattutto non sorprendetevi del fatto che tutti i membri dei Blue Fixer siano degli orfani con una storia infelice alle spalle.

Baldios aderisce strettamente al canone robotico nella forma: per esempio in un episodio Marin salva una bambina orfana, perché è questo quello che facevano i piloti di robot di quegli anni; in un'altra si scopre che Oliver ha un passato da bambino povero e maltrattato che soffriva la fame, perché è lo stesso background di Kyoshiro in General Daimos; in un episodio Marin incontra un suo amico d'infanzia passato al nemico che muore tragicamente per salvarlo, perché questo era lo standard in Grendizer; c'è la tipica puntata in cui gli alieni tentano di fare il lavaggio del cervello a uno dei protagonisti, che poi è la stessa puntata in nemici tentano di far eruttare tutti i vulcani del Giappone, un altro classico dai tempi di Mazinga; c'è l'immancabile puntata in cui la base dei Blue Fixer prende il volo, preludio a un finale nello spazio. C'è anche una puntata in cui si scopre che Jamie è la figlia illegittima nientepopodimeno che di un re, scoperto grazie a un segno di riconoscimento e a una ninna nanna, come tipico degli shojo di d'epoca; me ne vengono in mente almeno due, Shiroi Troika di Hideko Mizuno (annata 1963) e Kaerazaru Hyouga di Suzue Miuchi (annata 1975).

Insomma Baldios è una festa per i cultori degli anime datati. Non mancano le citazioni a anime classici (nell'episodio 7 c'è una bella citazione a Maetel del Galaxy Express, nell'episodio 19 una citazione al decimo pianeta di Danguard, che graficamente è identico alla Cometa Bianca della Yamato) nonché a film celebri (ĺ'episodio 20 è praticamente un remake di Quella Sporca Dozzina).

Sono tutte cose che situano fermamente Baldios negli anni settanta e che andranno fuori moda nel decennio successivo. Baldios nella forma si può vedere come una summa degli anni settanta, più che come un apripista degli anni ottanta. Nella forma.

I combattimenti


Nella sostanza Baldios è una serie di una esplosività inaudita: lo spettatore giapponese che nel 1980 si trovava a seguirlo - o l'italiano di pochi anni dopo - ne rimaneva completamente spiazzato. In primo luogo perché Baldios annientava un caposaldo fondamentale di tutte le serie robotiche che lo avevano preceduto: il combattimento tra mecha.

Il combattimento tra mecha era un topos così fondamentale che neppure Gundam aveva avuto il coraggio di togliere. Pur avendo tolto il mostro della settimana e il colpo finale, Tomino non ha mai tolto spazio al combattimento e anzi se si considerano le sue serie degli anni ottanta (Xabungle, Dunbine, L-Gaim, Z Gundam, ZZ Gundam) e si misura il minutaggio dedicato ai combattimenti, si vedrà che è sempre decisamente sostanzioso (a dire il vero anche per imposizione degli sponsor che dovevano vendere i giocattoli).

In Baldios invece il tempo dedicato ai combattimenti è di pochi secondi: dopo la trasformazione il nemico viene abbattuto in pochi istanti, di solito senza urlare il nome delle armi, senza colpo finale, senza musica esaltante e senza alcun senso di soddisfazione. Si può dire che non ci sia alcun combattimento nel senso dello scontro a armi pari tipico del super robot classico ma anche del "robotico tominiano" (si pensi agli scontri tra Amuro e Char): in Baldios assistiamo semplicemente a un'operazione di macelleria in cui il robot titolare distrugge il nemico, di solito degli inermi e insulsi minidischi, mentre risuona una musica tristissima e ripetitiva. Nei 34 episodi realizzati, si contano soltanto 15 mostri della settimana, neanche la metà, una cosa impensabile all'epoca.
 

Baldios ereticamente trasforma il combattimento da scontro sportivo a tedioso massacro, noioso anche se dura pochi secondi perché sempre uguale. E l'effetto è sempre più forte con il progredire della serie, perché più il Baldios combatte più è chiaro che la guerra sta andando di male in peggio, e che tutto il combattere è perfettamente inutile e non cambierà di una virgola il destino della Terra, alle soglie di una catastrofe ambientale predestinata.

In Baldios non soltanto il combattimento è secondario rispetto alla storia, ma anche il robot titolare non è affatto importante. Appare soltanto a partire dal quarto episodio e in molti episodi la sua apparizione è solo un pro-forma, serve soltanto per far vedere la trasformazione, sempre benaccetta dal pubblico dell'epoca. Nell'episodio 38 - mai andato in onda - il Baldios viene completamente distrutto e mai più ricostruito: un unicum della storia del genere robotico, anche considerando i quarant'anni successivi, non esistendo a mia conoscenza un caso il cui il robot titolare vengano distrutto prima dell'ultimo episodio senza essere sostituito.

La sensualità


Un secondo aspetto eversivo di Baldios è che in questa serie lo spettatore si trova alle prese con una sensualità esplicita che era quasi del tutto inesistente nel robotico precedente. È vero che in Mazinga Z ci sono delle scene alle in cui Koji cerca di vedere Sayaka nuda, è vero che nel Grande Mazinga assistiamo a una scena di doccia del virile Tetsuya, con una celebre inquadratura del suo fondoschiena, ma non sono certo scene ad alta carica emotiva. Grendizer è stato probabilmente il robotico con maggiore carica sensuale di quegli anni, ma Baldios è completamente su un altro registro.

Baldios è anche un precursore delle scene di doccia, che diventeranno scontate e inevitabili negli OAV degli anni ottanta, ma che prima non si erano praticamente mai viste, se non a scopo umoristico. Facendo una rapida conta, nella serie possiamo assistere al bagno della provocante giornalista Emy Latin (episodio 15, la prima scena di doccia in assoluto), di Marin (episodio 16), di Afrodia (episodio 22), di Jamie (episodio 26), della Dottoressa Quinstein (episodio 29). In un episodio, a sorpresa, vediamo perfino Raita in déshabillé! Baldios credeva nella par condicio e ha sempre strizzato l'occhio al pubblico femminile, proponendo un pilota tra i più fascinosi che si ricordino.

Va segnalato che le scene di bagno di Baldios sono lontane anni luce dall'erotismo di bassa lega che diventerà comune negli anni ottanta. A parte la scena di Jamie nella doccia attaccata da un parassita alieno, che è un puro divertissment, tutte le altre sono funzionali allo studio psicologico dei personaggi. Quella di Emy Latin è rivolta a Jamie, lo scopo è indurla a riflettere sul fatto che anche lei è una donna, cosa importantissima visto che in quegli episodi iniziano i primi turbamenti adolescenziali della giovane, in preda a una cotta più grande di lei per il fascinoso Marin.

La scena di doccia di Marin avviene durante il suo crollo psicologico, in preda ai sensi di colpa per le persone che ha ucciso e sottende la sua vulnerabilità, visto che si tratta di una puntata in cui Marin si mette letteralmente a nudo.

La scena di bagno di Afrodia è essenziale per sottolineare la sua esistenza in quanto donna e non soltanto come militare, e coincide con il periodo in cui si trova a pensare a Marin più di quanto vorrebbe.

Infine la scena di doccia di Ella Quinstein è in risposta alla proposta indecente di David, il suo ex-studente che ha deciso di immolarsi per lei in una delle puntate più pregnanti della serie.
 

Ai tempi scene del genere erano inaudite e quanto viste in Baldios si può paragonare solo a certe scene particolarmente suggestive di Lady Oscar, in Italia fortunatamente incensurate perché arrivate prima della Valeri Manera. Il paragone è molto sensato non solo a livello visivo ma anche e soprattutto a livello emotivo, visto che Baldios è costruito principalmente sulla storia d'amore tra Marin e Afrodia.

Non si tratta di una coincidenza: basti dire che il nome di Afrodia nel soggetto originale di Baldios era Bellbaran - che si può traslitterare come Berubaran - un omaggio diretto al titolo originale di Lady Oscar, ovvero Versailles no Bara, che in Giappone veniva abbreviata come Berubara. Anche nella versione definitiva di Baldios il nome completo di Afrodia è Rosa Afrodia e "bara" significa per l'appunto rosa.

Lady Oscar andava ancora in onda mentre Baldios andava in TV (termina il 10 settembre 1980 quando Baldios è all'episodio 11) e la sua influenza sugli anime del periodo è indubbia. Per esempio anche in God Sigma il comandante degli alieni Terral è in realtà una donna, per scelta voluta dello studio di produzione, in quei mesi orfano del capo regista Tadao Nagahama, impegnato per l'appunto con la regia di Lady Oscar.

La condizione della donna


La serie di Baldios dona un grande spazio ai personaggi femminili, maggiore di quanto si fosse mai visto prima in una serie robotica, paragonabile soltanto al contemporaneo Ideon, che pure in questo senso è eccezionalmente innovativo. Un rapido conto ci dice che 7 episodi sono dedicati interamente a Afrodia, 5-6 episodi sono dedicati alla dottoressa Quinstein, 4 episodi a Jamie e uno alla capo-cronista Emy Latin: in pratica circa la metà della serie è a componente principalmente femminile. Togliendo lo spazio dedicato a Marin, che è il protagonista, tutti gli episodi dedicati ai comprimari maschili Raita, Oliver e Tsukikage messi insieme non arrivano neanche alla metà dello spazio dedicato ai comprimari femminili. Si tratta di una cosa inaudita. Tanto per fare un confronto, in Combattler, che pure è considerato il primo robot shojo, la storia d'amore tra Mia e Garuda veniva svolta in pochi minuti in un paio di episodi. La differenza è abissale.

Con questo non si può dire che le donne fossero assenti dal robotico classico, e in particolare l'idea che le donne potessero essere dei buoni comandanti militari era ben diffusa, da molto prima di Lady Oscar. Escludendo il Barone Ashura, che qualifica solo al 50%, si può dire che donne forti entrano nel robotico a partire dal febbraio 1975, quando per la prima volta appare la Marchesa Janus nel Grande Mazinga, geniale stratega, certamente non inferiore ai suoi colleghi maschi, ma anzi più astuta e pericolosa. Altri comandanti militari notevoli sono Flora in Jeeg, braccio destro dell'Imperatore del Drago, Medusa in Mechander, braccio destro del generalissimo Ozumeru, Nesia in Daltanious, che addirittura prende il posto del Supremo Kloppen. Le donne possono avere anche posizioni di comando assoluto, come regine e imperatrici, come Himiko in Jeeg, Oreana e Janera in Combattler, Hell Queen e Sandra in Blocker Gundan. Oppure possono essere brillanti scienziate, come la madre di Akira in Raideen, Mia in Combattler, Kazarin in Vultus e Lyza in General Daimos.

C'è da dire che la parità dei sessi è molto più avanzata sulla via del male che su quella del bene; dalla parte dei buoni infatti non si può dire che le donne del robotico siano molto incisive. O pilotano dei robot di secondo piano (Sayaka, Jun) oppure neppure quello (le innumerevoli ragazze della base, a partire da Michiru di Getter Robo).  In Gloyzer X in teoria Rita è coprotagonista, e lo stesso si può dire di Mai in Gakeen, ma in pratica viene dedicato molto più spazio al partner di sesso maschile.

Le uniche donne di spessore nel robotico classico sono quelle che si innamorano del protagonista e muoiono tragicamente, dopo aver militato dalla parte del male, molto comuni fin dai tempi di Mazinga Z. L'interpretazione più ovvia è quella della paura della donna in un genere a target principalmente maschile. Sia come sia, esclusi Gundam e Ideon, Baldios è il primo robotico a presentare a figure femminili di spessore anche dalla parte dei buoni.
 

C'è da dire che sia la società terrestre dell'anno 2100 che quella di S-1 non sono molto diverse dalla società giapponese del 1980: in Baldios se una donna vuole fare carriera deve abbandonare l'idea di farsi una famiglia. Così è per Afrodia, che ha rinunciato del tutto alla sua femminilità; così è per la Dottoressa Quinstein, che si è dedicata interamente alla scienza.

La società militarista di S-1 è palesemente maschilista e Afrodia viene ostacolata in tutti i modi per il suo essere donna: più e più volte nel corso della serie il suo ruolo viene messo in discussione dai suoi colleghi maschi. Frasi come "Gattler non avrebbe dovuto affidare il comando dell'esercito ad una donna", "la guerra va male perché Afrodia è solo una donna" e simili sono all'ordine del giorno. Gattler, colui che ha dato fiducia ad Afrodia, alla fine si pente e ammette con sé stesso che "dopotutto, Afrodia è solo una donna".

Dalla parte dei buoni il trattamento riservato ad Afrodia è comunque discriminatorio: Marin ha l'occasione di ucciderla ma non lo fa. Quando Afrodia chiede: "perché mi hai risparmiata?" risponde "perché sei una donna", anche se non è il vero motivo. Quando Afrodia viene catturata dai Blue Fixer e il personale della base vuole metterla a morte, criticando Marin per non averla uccisa all'istante, il comandante Tsukikage rimprovera Raita e dice "tu cosa avresti fatto al posto di Marin? avresti ucciso una donna?". Questo trattamento "cavalleresco" disturba Afrodia molto più della brutalità dei militari dei S-1 e in questo senso Baldios si può dire una serie femminista, perché ci fa vedere la situazione dalla parte di Afrodia.

Baldios rimane comunque una serie complessa, e un personaggio come Emy Latin, la capo-cronista dell'unione mondiale, può essere trattata come una presuntuosa e stupida oca con più corpo che cervello in un episodio (il 15) e come una impeccabile professionista in un altro (l'episodio 33 in cui muore svolgendo il suo incarico fino in fondo durante una diretta televisiva che documenta niente di meno che la fine del mondo).

La famiglia


Uno dei grandi punti di forza del robotico classico è l'attenzione rivolta alla famiglia. Più che una guerra tra due società complesse, il robotico nagaiano narra lo scontro tra due famiglie, quella (ideale) del centro di ricerche e quella (mostruosa) degli avversari. Per questo il robotico classico richiede un'interpretazione più psicoanalitica che sociologica. Baldios si discosta molto da questa tradizione. Non c'è dubbio che i Blue Fixer si possano considerare una grande famiglia, con il comandante Tsukikage nel ruolo del padre, esempio di rettitudine morale, la dottoressa Quinstein nel ruolo di saggia madre, Raita e Oliver nel ruolo dei fratelli maggiori di Marin e Jamie nel ruolo della sorellina. Ma le dinamiche familiari in Baldios sono molto diverse da quanto visto in precedenza.
 

Vale la pena di fare un confronto tra quanto succede a Marin di Baldios e quanto capita a Duke Fleed di Grendizer. Duke Fleed viene adottato dal professor Genzo Umon che diventa a tutti gli effetti suo padre, viene accolto alla fattorie della Betulla Bianca e vive senza problemi sulla Terra anche quando le sue origini aliene vengono scoperte. È un esempio di perfetta ospitalità e integrazione. Marin invece viene catturato dai Blue Fixer, imprigionato in una cella con le sbarre e la prima cosa che il comandante Tsukikage ordina è quello di sottoporlo all'analizzatore encefalico: un tipo di macchina delle verità in grado di causare gravi danni cerebrali ai soggetti su cui è usata. C'è una bella differenza rispetto al trattamento riservato a Duke Fleed!

Del resto Duke Fleed non è un vegano; al contrario Marin è della stessa razza dei sui nemici. Quindi Marin è sospetto e occorrono molti episodi prima che possa integrarsi nella famiglia adottiva dei Blue Fixer. La prima a dargli fiducia è la giovane Jamie, seguita da Oliver nell'episodio 6 e quindi tutti gli altri. Il governo terrestre invece continua a guardarlo con sospetto per quasi tutta la serie. Marin viene tollerato dai piani alti del governo solo perché è l'unico in grado di pilotare il Baldios, ma l'Unione Mondiale cerca di sostituirlo per ben due volte: nell'episodio 17 quando sembra che non ci sia più bisogno del Baldios grazie al nuovo robot Gangiar e nell'episodio 29, quindi gli viene affiancato il nuovo pilota David.

Simile sfiducia nei riguardi di un orfano alieno piombato sulla Terra con run robot gigante si vedrà cinque anni dopo in Layzner, anche se probabilmente per coincidenza, visto che non esistono discendenti spirituali di Baldios e che Layzner nella seconda parte diventa un Ken il Guerriero robotico, con nessuna somiglianza a Baldios.

Politica


Nel robotico classico l'aspetto sociopolitico è del tutto secondario, tuttavia con l'innalzarsi dell'età media dei telespettatori, tematiche politico-sociali hanno avuto sempre più rilevanza nel genere. In Baldios questa tendenza è evidente. Ampio spazio viene dedicato alla situazione politica di S-1, alle congiure contro Gattler, ai contrasti tra i civili e i militari sulla fortezza Argor, ai giochi di potere. Tutto questo ha dei precedenti nel robotico classico, naturalmente, ma la gestione di Baldios è più realistica, per esempio quando si parla della crisi energetica a cui sta andando incontro l'Argor, che obbliga Gattler a ibernare milioni di civili per risparmiare cibo e risorse. Una cosa del genere non sarebbe mai successa al Dottor Hell.

Baldios dedica anche un'intera puntata all'opinione pubblica terrestre e ci viene detto - con grande sorpresa di Marin che viene da una società totalitaria - che la televisione ha maggiore importanza del governo nella società dell'anno 2100. Addirittura la capo-cronista della TV mondiale Emy Latin riesce a mediare una tregua con Afrodia e ad organizzare una conferenza di pace al polo Sud. Il concept è intrigante, tanto spazio dedicato all'opinione pubblica non si era mai visto prima, e per vedere un robotico che dedichi più spazio all'idea bisognerà attendere l'anno dopo, quando apparirà il Dougram di Ryosuke Takahashi. Ma va ammesso che c'è un abisso tra la gestione del tema in Baldios e in Dougram, tutto a favore di Dougram. Baldios è figlio degli anni settanta e segue gli stereotipi di quegli anni, che vedono il governo e i giornalisti come un branco di stupidi idioti che si fanno facilmente abbindolare dai nemici.

Questo è un tema tipico fin dai primordi, visto per la prima volta nell'episodio 7 di Mazinga Z, quando il Barone Ashura riesce a convincere l'opinione pubblica a protestare contro il centro di ricerche sull'energia foto-atomica. Contrapposizioni tra il governo giapponese e il centro di ricerca di turno si vedono molto spesso, in particolare in varie puntate di Combattler, in cui i nemici convincono assurdamente l'opinione pubblica a consegnare il robot titolare. Scene simili, di contrasto o addirittura odio tra il governo/opinione pubblica e la famiglia titolare del robot si vedranno in Daimos e in Zambot 3; rispetto all'infantilità vista in questi titoli, il trattamento di Baldios è superiore.
 

Anche il capo del governo Morgan, che fa una pessima figura in molti episodi e che nel finale di serie lascia morire miliardi di persone senza neppure provare a salvarle, non rimane comunque del tutto negativo e nell'episodio 33 si riscatta scegliendo di non sfuggire alle proprie responsabilità. E molto di più di quanto si possa dire per i politici e militari terrestri in serie come General Daimos o God Sigma.

Religione


Quel mattacchione di Go Nagai aveva ambientato Cutey Honey in una scuola cattolica e si divertiva a far crocifiggere Devilman e i suoi robottoni. Questa era tutto lo spazio dato alla religione negli anime degli anni settanta (ah, c'era anche una suora in Candy Candy, ma non fa mai un discorso religioso). Baldios è diverso.

Baldios dedica poco spazio alla religione, ma quando lo fa è su un registro serissimo. Fin dall'episodio 6 si sa che Oliver possiede una Bibbia in cui tiene la fotografia di Jamie e nell'episodio 16 Oliver fa outing, proclamando di essere profondamente religioso. Inoltre nello stesso episodio Oliver chiede testualmente a Marin "tu credi in Dio?", una domanda MAI posta prima in nessun anime, e che non ricordo di avere visto neppure in seguito. Marin replica con un "mi spiace, non so rispondere", che dice molto della mentalità giapponese. E nello stesso episodio scopriamo che Marin conosce la Genesi, specificamente il fatto che il mondo sia stato creato in 6 giorni, dice che l'ha studiato a scuola, ma non ricorda molto bene. Come è possibile che sul lontano pianeta S-1 abbiamo lo stesso mito? Oliver liquida la questione dicendo che anche su S-1 hanno lo stesso Dio, ma al telespettatore rimane un senso di inquietudine. A parte questa memorabile scena, non si può ricordare che Baldios ripropone anche il Diluvio Universale nelle sue puntate finali, quelle sfortunatamente mai andate in onda.

Il melodramma


Baldios è un anime di denuncia ambientalistica contro l'inquinamento della Terra, un anime contro le armi nucleari, contro il militarismo e in generale contro la stupidità umana. Condivide molte tematiche con le opere più tragiche di Yoshiyuki Tomino, come Ideon e Dunbine, ma Baldios sceglie un approccio completamente diverso, molto più orientato verso il melodramma, con molto spazio dedicato alle storie d'amore tragiche.

A questo proposito è emblematico l'episodio 22, in cui assistiamo al suicidio d'amore da parte di due sfortunati amanti di S-1. Il suicidio d'amore è un topos tipico della letteratura giapponese, autoctono all'arcipelago e amatissimo fin da molto prima di Giulietta e Romeo.
Baldios non si fa sfuggire l'occasione di narrare una storia del genere. Tuttavia, mentre in un robotico qualsiasi degli anni settanta il suicidio avverrebbe in una puntata autoconclusiva senza alcuna influenza sui personaggi principali e sul resto della serie, in Baldios la storiella degli amanti sfortunati è pienamente immersa nella storia più grande del rapporto tra Marin e Afrodia, tra Afrodia e Gattler e nel contesto della guerra tra S-1 e la Terra. Quindi nella stessa puntata in cui avviene il suicido assistiamo alla celebre scena del bagno di Afrodia, dopo di che chiede alla sua attendente Lizzie se ha mai pensato all'amore. Afrodia ingenuamente conclude che non sia possibile, visto che Lizzie è al suo servizio dall'età di 15 anni. In realtà Afrodia si sbaglia completamente (e questo è indicativo della sua sagacia in campo sentimentale) visto che Lizzie è segretamente innamorata del comandante della guardia personale di Afrodia, Rafty.

La puntata è importante anche perché assistiamo a uno step cruciale nello sviluppo della guerra tra S-1 e la Terra: si scopre che le serve di energia della fortezza Argor sono agli sgoccioli e che l'unico modo per risparmiare energia è quello di mettere in ibernazione sessanta milioni di civili, al contempo svegliando venti milioni di militari per immettere nuove forze nella guerra, che è già costata milioni di morti. Purtroppo, per risparmiare energia e garantire la sicurezza degli ibernati è necessario procedere all'ibernazione totale, che implica che i civili (tra cui Lizzie) non possono essere risvegliati prima di 100 anni. Quando Lizzie scopre la cosa, decide di tradire S-1 e di fuggire con il suo amato, ma Afrodia li scopre durante la fuga.  A quel punto Afrodia attua un piano diabolico: chiede a Rafty di pilotare un mezzo sperimentale a controllo mentale e di sconfiggere il Baldios, altrimenti ucciderà Lizzie.

Questo piano è degno di un qualunque robotico nagaiano e illustra la spietatezza di Afrodia, che ricordiamo essere anche la stessa che ha ucciso a sangue freddo l'Imperatore di S-1. Il colpo di genio sta nell'avere mostrato l'efferatezza di Afrodia nella stessa puntata in cui viene fatta notare la sua femminilità e ingenuità in campo sentimentale. Naturalmente il piano di sconfiggere il Baldios fallisce e Rafty viene catturato dai Blue Fixer: a questo punto Gattler ha l'idea di ingannare anche Lizzie, promettendole di salvare Rafty se anche lei accetterà di pilotare un altro prototipo. La serie fa scrupolosamente notare la differenza di reazione di Afrodia: mentre è lei la prima a condannare Rafty e non ha nessun rimorso nel farlo (del resto lui è un militare suo sottoposto che l'ha tradita) il suo atteggiamento verso Lizzie è molto diverso, essendo lei una civile e sua assistente da anni. Ma è Gattler a decidere così e Afrodia non può opporsi. Nel finale di puntata Lizzie e Rafty si ritrovano e muoiono insieme tentando di schiantarsi contro l'armata Aldebaran. Ma la loro è una morte inutile, atta solo a far disperare Marin che fa da spettatore impotente.
 

Questo è solo un piccolo esempio ma se ne potrebbero fare molti altri, in cui Baldios sceglie di usare il melodramma e le storie d'amore tragiche come strumento espressivo, immergendole però in un contesto molto più grande e rendendole parte integranti della vicenda. In Baldios gli episodi riempitivi e inutili ai fini della storia sono quasi del tutto inesistenti, me ne vengono in mente al massimo due o tre, che comunque sono funzionali alle atmosfere di tragedia e a illustrare il background di Marin o dei suoi comprimari.

La tragedia


Diciamo le cose come stanno: gli anime nascono tragici.

Il prime anime nel senso moderno del termine, Astroboy, finisce con Atom che muore per salvare la Terra. Il primo robot degli anni settanta, Astroganga, finisce nello stesso modo, perché quello all'epoca era considerato un finale naturale, più che per una reale esigenza di trama. Le cose cambiano nel 1974. Go Nagai e lo staff della Toei Animation vorrebbero far morire Koji Kabuto e distruggere completamente Mazinga Z alla fine della serie. Ma la produzione protesta, i tempi sono cambiati e un finale del genere viene considerato troppo tragico. In quell'anno al massimo può morire un coprotagonista, come il compianto Musashi in Getter Robot, oppure un malvagio, come nei robotici di Nagahama. Anche il famoso Zambot non può essere più di tanto tragico e nel finale i terrestri vincono, pur con molte perdite. Ma nel 1980 le cose cambiano. Forse il successo di Lady Oscar aveva dimostrato che si poteva osare. E così fin dall'inizio Baldios viene ideato come serie tragica.

Lo si vede fin dalla prima puntata. Nei primi minuti dell'episodio ci viene detto che il pianeta S-1 è sull'orlo del disastro ambientale, e solo due soluzioni sono possibili: abbandonare il pianeta, come vogliono i militari, o investire su una tecnologia per ripulire il pianeta, come vogliono gli scienziati. La realizzazione di tale tecnologia pare assai improbabile e l'imperatore assegna agli scienziati un limite temporale strettissimo per provare la sua fattibilità: contro ogni aspettativa il capo delle scienziati, il padre di Marin, riesce a portare a compimento la sua ricerca prima dello scadere dell'ultimatum. Tuttavia lo sforzo è completamente inutile perché nel frattempo Afrodia ha ucciso l'imperatore e Gattler è diventato dittatore. La sua prima azione è quella di far sterminare gli scienziati, distruggendo la macchina che avrebbe potuto salvare il pianeta, nel contempo uccidendo il padre di Marin.

Insomma fin dall'inizio il messaggio di Baldios è chiaro ed inequivocabile: i buoni possono essere perfetti, impegnarsi allo stremo, realizzare le imprese più difficili ma alla fine sarà tutto inutile, il male è destinato a vincere per un senso di fatalità cosmica. E questo messaggio verrà portato coerentemente avanti per tutte le puntate fino all'inesorabile finale.

Un messaggio del genere non si era mai visto prima nel robotico: nelle serie nagaiane o di Nagahama i personaggi destinati a una fine tragica erano i nemici, o personaggi che si erano comunque macchiati di qualche delitto, fosse anche solo la stupidità di lasciarsi ingannare dai nemici. In Baldios invece gli eroi sono intelligenti, moralmente perfetti e inappuntabili, eppure ugualmente condannati alla sconfitta: si respira un'aria da tragedia greca, simile per l'appunto a quella della citata Lady Oscar, oppure in quella vista nelle opere di Sanpei Shirato.

Ma il livello di tragicità è ben diverso. Certo, in Versailles no Bara Andrè muore e poco dopo Oscar muore, ma non è la fine del mondo, Rosalie sopravvive e la storia continua. In Ideon il genere umano viene giudicato non degno di sopravvivenza dall'Ide, e quindi riassorbito all'interno della sua coscienza collettiva, ma lo si può vedere positivamente come un nuovo inizio dell'universo purgato dalla malvagità umana. Non così in Baldios, la cui sceneggiatura è un capolavoro di implacabilità e coerenza distruttiva, raggiungendo vertici mai raggiunti prima e mai raggiunti dopo. Baldios diventa così un massimo assoluto di tragicità.

La (s)fortuna di Baldios


È chiaro come l'abbandanza di tematiche fuori target d'età abbia giocato contro Baldios: lo stesso si può dire di Gundam e di Ideon, entrambi fiaschi commerciali terminati prematuramente. Tuttavia esistono controesempi significativi, in primis Dougram, andato in onda con successo per ben 75 episodi tra il 1981 e il 1983, ben più adulto di Baldios come tematiche, ma anche di Gundam e qualunque altra cosa vista prima.

La realtà è che le tematiche e l'indice d'ascolto contano relativamente in un anime: quello che conta sono le vendite dei giocattoli. Dougram nasceva nell'era del boom dei Gunpla: i suoi modellini hanno venduto tantissimo sostenendo la serie, mentre lo stesso non si può dire dei giocattoli ispirati a Baldios. Del resto, chi vorrebbe comprare i giocattoli di un robot tristissimo, di cui non si sa neppure il nome di tutte le armi, le cui battaglia mancano del benché minimo senso di soddisfazione?
 

Jacopo Mistè nella "Guida ai Super e Real Robot" riporta che le vendite dei giocattoli non furono così disastrose e che ci furono invece problemi interni alla Nomura a causare la chiusura anticipata della serie. Eppure la Nomura era un'azienda storica con decenni di esperienza a suo tempo aveva realizzato i giocattoli di Astroboy e di Tetsujin e nel 1979 vendeva vagonate di modellini della Yamato, quindi dubito che fosse in vera difficoltà. Chi sa il giapponese può leggere la storia qui.

È certo comunque che la serie si risolse in un fiasco di ascolti. Inizialmente in onda alle ore 19:00 del lunedì, in sovrapposizione prima con la seconda serie di Lupin e poi con la seconda serie di Rocky Joe, venne spostata alle 7:00 della domenica mattina (!) dal diciannovesimo episodio e infine soppressa prematuramente alle trentaduesima puntata. Gli episodi 31, 33 e 34, nonostante fossero pronti, non vennero mai mandati in onda e si sono potuti vedere solo nell'edizione in DVD.

Per fortuna, tra gli spettatori ci doveva essere qualche fan disposto a sveglia la domenica mattina presto e deciso a protestare a gran voce con la Ashi Productions per poter vedere il finale della serie. Per miracolo, la Ashi diede retta al pubblico, che aveva spedito più di mille lettere di protesta, realizzando nel 1981 prima un "mook" (libro illustrato con informazioni sugli episodi previsti ma mia trasmessi) e poi un film conclusivo che chiudeva le fila del discorso, dando alla serie un finale animato.

Per coincidenza, pochi mesi dopo, nel 1982, usciva anche il film conclusivo di Ideon, Be Invoked. Per molti versi Ideon è una serie gemella a Baldios, con cui condivide molte caratteristiche e un destino infelice (Baldios sospeso il 25 gennaio 1981, Ideon il 30 gennaio 1981) ma anche nella sfortuna Baldios è quello messo peggio, visto che solo 31 episodi ne sono stati trasmessi in Giappone, rispetto ai 39 di Ideon.

In Italia Baldios ha avuto una fortuna maggiore che in Giappone. Trasmesso su molte televisioni private a partire dal novembre 1982 è generalmente noto al pubblico che seguiva il genere robotico in quegli anni. Da noi addirittura è stata trasmesso un episodio aggiuntivo mai visto in Giappone, specificatamente l'episodio 31, Il pianeta perduto, che tra l'altro è molto importante per la continuity. Nella versione in videocassetta pubblicata dalla Yamato nel 2000 sono stati inclusi anche gli episodi 33 e 34, in giapponese con sottotitoli, episodi realizzati nel 1981 ma mai andati in onda. Nel 2007 questi due episodi sono stati doppiati per la prima volta e inclusi nell'edizione in DVD, a 25 anni dalla prima messa in onda. Non c'è dubbio che in Italia questa serie sia stata vista più che in Giappone, visto il famigerato indice d'ascolto che l'ha perseguitata. Tanto per fare un confronto, Gundam che pure venne soppresso per i bassi ascolti l'anno precedente, veleggiava comunque sul 3% di ascolti nel suo periodo peggiore: rispetto all'1% di Baldios andava benissimo!

L'indice d'ascolto miserrimo e la collocazione mattutina non sono state un male completo: al contrario, ha spronato gli autori verso una maggiore libertà creativa. Visto che nessuno vedrà la serie comunque, facciamo di qualcosa di eversivo, togliamoci lo sfizio, è quello che si sono detti gli autori. E così che Baldios si è avviato a diventare la serie più tragica mai vista, con un crescendo di drammaticità unico e indimenticabile, su cui spenderemo un'intera sezione alla fine di questo scritto.

La produzione


Baldios è stato coprodotto dalla Ashi Productions e dalla Kokusai Eigasha. La Ashi Productions è una casa di produzione storica, nota anche come Production Reed dal 2007 al 2019, ed è ancora in attività. La sua produzione anni ottanta più famosa è probabilmente Minky Momo (da noi Il magico mondo di Gigì). Prima di Baldios la Asci Productions aveva co-prodotto con la Nippon Animation un paio di robotici (Blocker Gundan 4 Machine Blaster nel 1976 e Chōgattai Majutsu Robo Gingaizer nel 1977) e Angie Girl. Qui finiva l'esperienza della compagnia, che all'epoca di Baldios era piuttosto giovane, con soli quattro anni di vita sulle spalle.  Sia Blocker Gundan che Gingaizer furono dei mezzi fiaschi, motivo per cui la Nippon si era ritirata e la Ashi aveva iniziato a collaborare con la Kokusai Eigasha.

La Kokusai Eigasha ha terminato le sue attività produttive negli anni ottanta e a tutt'oggi esiste soltanto come detentore dei diritti dellw produzioni passate, tra cui spicca la cosiddetta trilogia dei J9 (Bryger, Baxinger, Sasuraiger), assieme a vari altri robotici minori (Acrobunch, Srungle, Galvion). In Italia è conosciuta soprattutto per Pollon. Prima di Baldios, Ashi Productions e Kokusai Eigasha avevano già collaborato in Kujira no Josephina, in Italia Addio Giuseppina!, mentre in contemporanea a Baldios stavano producendo Zukkoke Knight, una serie con animali antropomorfizzati ispirata al Don Chischiotte. Sempre nello stesso anno 1980 la Ashi produceva la serie TV di Monciccì, ispirata alle omonine bambole giapponesi di Mon Cicci (sono degli scimmiotti di peluche che i bambini degli anni ottanta ricorderanno) sceneggiata dallo stesso autore di Baldios, Akiyoshi Sakai.

Sakai all'epoca era già molto esperto, avendo iniziato a sceneggiare serie fin dal lontano 1966, all'epoca di Sally la Maga, per conto della Tatsunoko. È uno degli autori della prima generazione di anime, coetaneo di Yoshiyuki Tomino, Ryosuke Takahashi e Osamu Dezaki, tutti autori nati tra il 1941 e il 1943. Recentemente (dicembre 2018) il comitato del Tokyo Anime Award Festival lo ha insignito del "Lifetime Achievement Award".

Sakai si forma alla Tatsunoko, co-sceneggiando serie come Ugo Re del Judo nel 1970, L'ape Magà nel 1970, Gatchaman, la battaglia dei pianeti nel 1972, Kyashan il ragazzo androide e Demetan nel 1973, Hurricane Polimar e Coccinella nel 1974, Tekkaman nel 1975 e Godam nel 1976. Alla fine del 1977 Sakai lascia la Tatsunoko e inizia a lavorare come libero professionista. Nel 1978 crea la serie Daikengo, il guardiano dello spazio, assieme a Jinzo Toriumi e Satoshi Suyama. Nello stesso anno collabora a Lilli un guaio tira l'altro, creata da Gō Nagai. Nel 1979 Sakai lavora per la Toei Animation nello scrivere la sceneggiatura di molti episodi di Cyborg 009. Nel 1980 si dedica a Moncicci e Baldios, seguito da molte altre opere con varie compagnie. Limitandoci ai titoli dei primi anni ottanta, nel 1981 collabora a Gold Lightan della Tatsunoko, nel 1982 a Golion della Sunrise, nel 1983 ad Arbegas della Toei, di cui compose anche e la sigla d'apertura.

Il regista di Baldios è Hirokawa Kazunori, all'epoca venticinquenne e alla sua prima prova registica. Nel seguito non ha diretto molti altri anime e nessuno di rilievo. Nel film viene sostituto dal più esperto Toriumi Hisayuki, che comunque non si fa notare più di tanto: Baldios brilla per la sceneggiatura, non certo per la regia.
 

Tra gli animatori si ricordano Osamu Kamijo e Tamotsu Tanaka, provenienti dalla serie TV del Galaxy Express. Non è un caso che nell'episodio 7 di Baldios la Dottoressa Quinstein appaia in colbacco e cappotto nero tra le nevi della Siberia, chiaro omaggio a Maetel. In Baldios, Kamijou funge anche da Character Designer realizzando un risultato eccelso con i personaggi di Marin, Afrodia ed Ella Quinstein, pur essendo alla sua prima prova nel ruolo.

Alle animazioni ha collaborato anche la celebre Nakamura Production ma probabilmente per poche scene.

Il Mecha Design è di Hajime Kamegaki, che successivamente ha lavorato anche in Goshogun e God Mars con buoni risultati.

La musica è di Kentaro Haneda, che successivamente diventerà un big, quando realizzerà le musiche di Macross (e ho detto tutto). Le sue capacità sono evidenti anche in Baldios, specialmente nella tristissima ending, intitolata "Marin" che costituisce la vera colonna sonora della serie, quella che definisce il mood e l'atmosfera di tutta l'opera. Vista la povertà di mezzi l'ending viene risentita innumerevoli volte (non c'è una gran scelta di musiche) ma questo alla fine si rivela essere un grosso plus della serie, sostenendo magistralmente il messaggio dell'inutilità della guerra proprio di Baldios.

Purtroppo come spesso accade nelle serie di quegli anni la qualità tecnica è altalenante e il design di Ella Quinstein può passare da capolavoro a imbarazzante da una puntata a un'altra. Del resto Baldios era una serie a basso budget realizzata da due studi di animazione giovani e poveri. Yasuhiko Yoshikazu l'anno prima si lamentava che Gundam avesse in budget di tre volte inferiore rispetto alla Yamato. Ma rispetto a Baldios Gundam era produzione ricca.

Dopo Baldios la Ashi ha realizzato altre serie robotiche, come Goshogun e Dorvack, con gli stessi animatori e con chara design sempre dell'ottimo Osamu Kamijō. Tecnicamente queste serie sono realizzate meglio di Baldios ma dal punto di vista di sceneggiatura e personaggi sono risibili. Baldios è rimasto un caso unico senza discendenti.

La versione italiana


Dice il testo della sigla italiana cantata dal Coro di Baldios, ovvero i Piccoli Cantori di Milano diretti da Nini Comolli, che "chi crede nel bene alla fine vincerà". Onestamente, sapendo come va a finire la serie, il testo sa molto di presa in giro, ed è evidente che come sempre per le sigle di quegli anni il testo sia stato preparato senza sapere nulla della trama e delle atmosfere dell'anime. A parte questo, ammetto di essere legato per motivi nostalgici alla sigla italiana e non mi sento di criticarla.

L'adattamento storico è consistente con lo standard di quegli anni, ma non contiene più svarioni della media. A mia conoscenza l'unico nome cambiato è quello del comandante della base, in originale Tsukikage, che diventa Bannister, pur mantenendo la nazionalità giapponese: ma a quei tempi non si facevano molto domande. Le voci a mio avviso sono indovinatissime: Marin è doppiato dall'allora esordiente Stefano Onofri, Afrodia da Stefania Giacarelli ed Ella Quinstein da Claudia Ricatti.

Il film, essendo uscito molti anni dopo, ha doppiatori del tutto diversi, e diversi ancora sono i doppiatori degli episodi inediti 33 e 34. Nei doppiaggi più recenti i nomi dei personaggi sono fedeli e Gattler viene chiamato Conducator, cosa che fa specie per chi è abituato ad associare quel nome ai dittatori rumeni. Una curiosità per i fan di Aldo, Giovanni e Giacomo è che nel film Jamie è stata doppiata da Marina Massironi.

Di più non dirò perché il mio interesse principale è verso la produzione giapponese.
 

Capolavoro senza mezzi


Va dato credito ai giovani autori di Baldios (l'unico ad avere una lunga esperienza tra loro era Sakai) di avere realizzato un concept al di sopra delle loro possibilità, sia economiche che tecniche. Se Baldios fosse stato diretto da un Osamu Dezaki e avesse avuto le risorse economiche di Versailles no Bara sarebbe diventata la serie robotica più famosa degli anni ottanta, invece è stata prodotta da uno studio minore e da un regista venticinquenne.

E così una sceneggiatura grandiosa non ha visto una realizzazione all'altezza: è emblematico il caso della puntata 32, mai vista in Giappone, ma andata in onda in Italia. In questo episodio in seguito all'esplosione di un pianeta vagante, i pianeti Venere e Mercurio escono dalla propria orbita e si scontrano, distruggendosi reciprocamente. Un'idea grandiosa, importantissima anche a livello narrativo perché cruciale nel processo di avvicinamento tra il sistema solare di S-1 e il nostro. Eppure questa sceneggiatura viene trasposta con "2 yen" e lo scontro tra i pianeti si svolge in due secondi in una scena di scarsissimo impatto. Negli stessi mesi un certo Yoshiyuki Tomino realizzava una scena indimenticabile il cui il robot gigante Ideon tagliava in due un pianeta. La sceneggiatura di Baldios distruggeva non uno ma ben due pianeti, per di più vicino a noi; nelle puntate successive, quelle mai realizzate, prevedeva addirittura la distruzione di Saturno, quindi c'era tutto il necessario per una serie ad altissima spettacolarità, tranne la capacità tecnica ed economica per farlo: questa è la differenza tra Baldios e Ideon; la stessa differenza si può vedere nei film, in cui la regia di Toriumi Hisayuki è decisamente inferiore a quella di Tomino.

Eppure Baldios, sconfitto miseramente sul lato della spettacolarità e anche sul lato tecnico, vince sul lato intimistico. Non ci sono soldi per animare degnamente lo scontro di Mercurio e Venere? E allora noi puntiamo sui personaggi, questo si devono essere detti gli autori. E così nella stessa puntata, ai due secondi della scena di distruzione seguono vari secondi di dialogo che risultano altrettanto indimenticabili della spettacolarità di Ideon che affetta i pianeti. Perché in finale di puntata vediamo Marin e Afrodia collaborare nuovamente per salvare la Terra, come già avevano fatto nell'episodio 21, sentiamo Afrodia congratularsi, dicendogli tra le righe che avrebbe preferito non averlo come nemico (ed è la prima volta che Afrodia lo ammette!) e tutto questo avendo come spettatrice inaspettata Jamie, anche lei innamorata senza speranza di Marin e che per la prima volta comincia a rendersi conto di quale sia il vero rapporto tra Marin e Afrodia che non aveva capito nell'episodio 28...
Insomma, Baldios punta tutto sui personaggi, raggiungendo risultati sorprendenti. È nella scene di pace, più che in quelle di guerra, che Baldios è indimenticabile, e non mancano scene geniali che non ci si aspetterebbe in una produzione così povera. Per esempio è indelebile la scena di Afrodia che si toglie occhiali e cappello e si sdraia sul letto in uniforme completa, inquadrata alla rovescia: scena carica di una fortissima sensualità anche se non si vede un centimetro quadrato di pelle nuda.

Il film e il vero finale


Il film di Baldios, apparso nei cinema giapponesi il 19 dicembre 1981, si vide in Italia quasi vent'anni dopo, quando la Yamato pubblicò la serie in videocassetta. Per gli spettatori italiani fu una vera manna: finalmente era possibile sapere com'era andato a finire il robottone più atipico della sua generazione! Vista allora, il film mi impressionò enormemente. Rivedendolo adesso, invece, dopo aver saputo quale doveva essere il vero finale di Baldios se la serie fosse continuata, l'ho un po' ridimensionato.
 

In italiano è possibile trovare le sintesi di tutti gli episodi mai realizzati e quindi sapere quale doveva essere la vera fine di Baldios. Il film, invece di trasporre in animazione tali episodi, è un tagli e cuci di tutta la serie: è chiaro che riassumere 39 episodi in 2 ore è assolutamente impossibile. Yoshiyuki Tomino, al momento della realizzazione del film di Gundam, mentì alla produzione, riassumendo solo i primi 13 episodi invece di tutta la serie come promesso e obbligandola a realizzare altri due seguiti, visto il travolgente successo.

Gli autori di Baldios non hanno avuto altrettanto coraggio. Del resto non potevano averlo, Gundam si era chiuso con il 9% di share e le vendite dei giocattoli in ascesa, mentre Baldios era fisso sul suo misero 1% di share. A un mese dalla fine di Gundam, la Sunrise aveva già deciso di produrre il film, mentre la realizzazione del film di Baldios sa di miracolo. Probabilmente ci saranno state pressioni per comprimere tutta la storia, giustificate dal desiderio di rendere fruibile il film a chi non aveva visto la serie. Venne operata così un'operazione di taglia e cuci che cercò di riciclare al massimo scene già realizzate assieme ad altre parzialmente realizzate ma mai andate in onda per gli episodi 33, 34, 35 e 36. In certi momenti il film sembra un videoclip, con scene montate insieme a super velocità, un esempio di come non montare un film. La cosa giusta sarebbe stato un riassunto di 5 minuti con una voce narrante, seguito da una versione quasi integrale degli episodi 33-39, ma evidentemente non c'erano i soldi per realizzare così tante scene inedite.

È un testamento alla genialità della sceneggiatura di Baldios che il film sembri comunque un capolavoro, anche se non lo è, perché riesce comunque a annientare lo spettatore con la rivelazione del segreto rapporto tra S-1 e la terra, con la conclusione della storia d'amore tra Marin e Afrodia e soprattutto con l'iconica scena finale di Marin che guarda il mare inquinato tenendo tra le braccia Afrodia morente.

Le pecche del film sono sostanzialmente una fretta eccessiva e a un desiderio di salvare quanto più possibile delle scene più significative della serie TV, come per esempio la storia d'amore tra David e la Dottoressa Quinstein, che sarebbe stato meglio eliminare del tutto piuttosto che sacrificare così tanto. Detto ciò, bisogna ammettere che il film presenta comunque delle scene di grandissimo impatto.

È encomiabile l'idea del faro, il primo punto d'incontro tra Marin e Afrodia su S-1, che appare nel primo e nell'ultimo minuto del film, esemplificazione della circolarità di Baldios, nonché icona ad alto significato simbolico. Da luce di speranza, il faro nel film si riduce a simbolo della speranza perduta. Nella serie TV il primo incontro tra Marin e Afrodia è molto più realistico, ma anche più prosaico, non c'è il faro, ma un consiglio di stato a cui partecipano il padre di Marin e Gattler, schierati su campi opposti.

Il film merita molto anche dal punto di vista puramente visivo, dato che chiaramente la qualità tecnica è superiore rispetto alla serie TV, nuove scene vengono aggiunte mentre quelle vecchie vengono ripulite; è nel film che il superbo charadesign risplende al massimo.

Il film presenta anche una scena cruciale che non esiste nella sceneggiatura originale: viene suggerita una violenza sessuale su Afrodia da parte di Gattler, durante i pochi minuti in cui Marin fa saltare il laboratorio di costruzione dei robot fuggendo dalla fortezza di Aldebaran. Un eccesso di accanimento nei confronti di Afrodia che pero' non pare molto sensato visti i ristretti tempi coinvolti e la psicologia di Gattler come vista in tutta la serie, e soprattutto il fatto che una donna appena violentata non andrebbe a salvare il suo aguzzino cinque minuti dopo il fatto. Meglio quindi ritenerla soltanto una suggestione simbolica. È comunque certo che Gattler abbia plagiato Afrodia psicologicamente se non fisicamente.

Il vero finale, così come fu pensato nell'inverno del 1981 e come si può leggere nell'encirobopedia è molto più articolato di quanto si vede nel film: Afrodia muore nell'episodio 36, la fortezza Argor viene distrutta nell'episodio 37 in cui muoiono 60 milioni di civili di S-1 oltre ai soldati, Raita muore nell'episodio 38 in cui il Baldios viene completetamente distrutto. Nell'ultima puntata 39 Gattler fugge con diecimila soldati superstiti di S-1 ancora in ibernazione, pronto a invadere nuovi pianeti, senza avere imparato nulla dal disastro che ha causato, mentre Marin perde tutto quello per cui desidera vivere. Il pianeta Terra rimane inevitabilmente inquinato dalle radiazioni: il futuro della Terra sarà quello di dimenticare la sua storia, di diventare S-1, fino a quando verrà nuovamente tradita da Gattler che le toglierà la speranza di decontaminazione e tornerà indietro nel tempo in una disperante circolarità senza via d'uscita.

Il finale di Baldios, caso unico nella storia degli anime, toglie la speranza del futuro. Altre serie uccidono i protagonisti: Baldios uccide la speranza. È per questo che Baldios rimane indimenticabile ed è il finale quello che ha confermato l'opera nel suo stato di cult per tutti questi anni. 


Appendice: analisi di due personaggi


Come detto più volte, i punti di forza di Baldios sono sceneggiatura e personaggi. Della sceneggiatura abbiamo parlato ampiamente; in questa appendice cercheremo di parlare dei personaggi.

Un tipico robotico dell'epoca al massimo dedicava una puntata di approfondimento a personaggio, Baldios invece dedica 5 episodi alla dottoressa Quinstein, 4 episodi al comandante Tsukikage, 4 a Jamie, 3 a Raita e 3 a Oliver, senza contare tutti gli episodi dedicati a Marin e Afrodia. Gattler inoltre compare in più o meno tutti gli episodi. Un tale spazio dedicato ai personaggi è senza precedenti in una serie robotica, incluse quelle di Yoshiyuki Tomino che presentavano un cast troppo grande per potersi permettere 3-4 episodi di approfondimento a testa.

Lo spessore dei personaggi principali di Baldios, Marin e Afrodia, è tale da rendere impossibile un'analisi di poche pagine. Per questo qui tratterò soltanto due personaggi secondari, Ella Quinstein e Theo Gattler. Dal livello dei personaggi secondari è possibile immaginare lo spessore dei primari.

Ella Quinstein


La Dottoressa Quinstein ci viene presentata inizialmente come la scienziata della base, ma si capisce presto che è molto di più. Dovrebbe essere sottoposta all'autorità del comandante Tsukikage, ma di fatto gode di ampia libertà: in parole povere, nella base dei Blue Fixer fa quello che vuole. Questo si vede fin dal primo episodio in cui appare, in cui Tsukikage ordina di tenere Marin in cella ma Quinstein lo fa uscire sotto la sua responsabilità. È lei che decide di far combattere Marin sul Baldios, convincendo il comandante, anche se lo fa solo per un freddo calcolo, senza essere convinta dell'affidabilità di Marin.

Come scienziata, le sue conoscenze sembrano essere virtualmente illimitate. È lei che ha progettato i mezzi da combattimento di Raita e Oliver, il Cateranger e il Baldiprice; è lei che capisce come integrare il Pulser Burn di Marin e realizzare così il Baldios. Nell'episodio 3, tanto per capire ai telespettatori con chi hanno a che fare, la vediamo correggere i calcoli del computer che sono errati rispetto a quelli che ha fatto lei a mano.

Eppure la robotica costituisce solo la punta dell'iceberg delle sue conoscenza. La dottoressa è anche l'ideatrice dell'analizzatore encefalico che viene usato per interrogare Marin e che nell'episodio 16 viene adattato per permetterle di entrare nei sogni dello stesso, quindi è un'esperta di psico-neurologia.

Naturalmente è un'esperta a livello internazionale di chimica, fisica, astronomia e tutte le scienze pure e applicate. Prima di entrare nei Blue Fixer insegnava all'università e lavorava con il massimo esperto di fisica pneumatica. È lei a dimostrare per prima la possibilità concreta di realizzare la bomba pneumatica, cosa che non era riuscita al suo relatore, come ci viene narrato nell'episodio 7.

Nell'episodio 19 si scopre che dopo aver abbandonato la fisica pneumatica Ella Quinstein è diventata è diventata una dei massimi esperti di trasferimento dimensionale sotto la guida del professor Klan. È anche un'astronoma di prim'ordine e nello stesso episodio scopre un misterioso nuovo decimo pianeta.

Nell'episodio 29 Afrodia causa un'era glaciale sulla Terra spostando il satellite di Giove Ganimede dalla sua orbita: è la dottoressa Quinstein che idea il piano e la tecnologia per sciogliere i ghiacci di Ganimede e salvare la Terra.

Nell'episodio 30, Ella si dedica alla produzione di cibi sintetici e da sola salva il pianeta Terra minacciato da una carestia apocalittica causata da S-1 che ha distrutto tutte le piante commestibili.

La dottoressa Quinstein è anche la prima a capire la vera relazione tra la Terra (episodio 34) e S-1 ed è anche l'unica persona in grado di ideare un piano per distruggere la fortezza di Gattler, lunga più di 20 chilometri (episodio 38).

Sono dei risultati scientifici incredibili che fanno sembrare Juzo Kabuto uno scolaretto al suo confronto. Non basta, la dottoressa abbina a queste prodezze intellettuali un carattere di tutto rispetto.

I primi scambi con Marin la fanno sembrare una donna davvero gelida, dotata di una personalità fredda e razionale. Nel corso della serie altri aspetti della personalità della dottoressa escono fuori, a partire dall'episodio 5 in cui il tecnico Alan viene condannato a morte dall'Unione Mondiale per insubordinazione, una pena eccessivo per un uomo che ha soltanto cercato di vendicare la madre e la sorella. Ella Quinstein lo salva contravvenendo alle direttive dell'Unione e facendolo ibernare invece che giustiziare, con l'idea di liberarlo a guerra finita.

Un altro episodio essenziale è il settimo, in cui ci viene narrato il suo passato, e come sia stata abbandonata dal suo promesso sposo Ned, probabilmente per l'ossessione di lui nel creare la bomba pneumatica, ma abbiamo modo di credere che fosse a causa di un senso di inferiorità di Ned nei sui confronti, visto che è lei che ha dimostrato la realizzabilità della bomba ed è lei che in finale di puntata trova una difesa contro la stessa.

Nell'episodio 23 Ella Quinstein si ammutina contro Tsukikage, spalleggiata dai Blue Fixer, e manda Marin a salvare la moglie del comandante, contro gli ordini dell'Unione Mondiale, mentre il comandante sarebbe disposto a perdere la sua famiglia piuttosto che contravvenire agli ordini.

L'episodio chiave dedicato alla dottoressa è l'episodio 29, quello in cui il suo vecchio studente David Wayne entra nei Blue Fixer come pilota. Inizialmente David appare come un giovane sbruffone che pensa che sostituire Marin alla guida di Baldios, ma ben presto si capisce che questa è solo una maschera. In realtà David è entrato nei Blue Fixer solo per essere vicino alla Dottoressa, di cui è perdutamente innamorato da quasi dieci anni. In un flashback lo si vede professare il suo amore a Ella, che lo respinge, minimizzando il tutto come una banale cotta adolescenziale. Ma dopo dieci anni David è ancora innamorato di lei come il primo giorno, questo è il fascino della Dottoressa! Pur di farsi riconoscere da Ella, David è disposto a morire in una missione suicida, dicendoci chiaramente che non lo fa per la salvezza della Terra, ma soltanto per lei. Se non è amore questo!
 
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Questa puntata è un capolavoro e da sola meriterebbe pagine di analisi. Molto del merito va accreditato anche all'animatore capo dell'episodio, Hideyuki Motohashi, all'epoca ventiduenne, che intervenne anche sulla sceneggiatura.
Nel finale della serie l'indomabile dottoressa prende anche il comando militare della base e sale di persona sul Baldios per portare a termine il suo piano per distruggere la fortezza dimensionale di Gattler, rivelandosi eccellente stratega e perfetto comandante militare. Alla scomparsa dell'ultimo rappresentante dell'Unione Mondiale è di fatto lei che prende il mano il destino dell'umanità.

Ella Quinstein è davvero un personaggio titanico. Maledetta da una mente eccelsa e una personalità fortissima è probabilmente per questo condannata alla solitudine.

Sta di fatto che nessuna figura maschile è alla sua altezza, il suo ex-fidanzato Ned fa una brutta figura, finendo prima come un alcolizzato e poi come un burattino nelle mani di Afrodia. Anche il comandante Tsukikage è impotente contro la personalità dirompente di Ella, che si alla fine si rivela essere un comandante molto migliore di lui, buono solo a suicidarsi eroicamente, mentre Quinstein pianifica il futuro della Terra. David, disposto a morire per lei, non è comunque in grado di portare a compimento il suo amore nell'aspetto più carnale, pure se Ella sarebbe disposta a concedersi. Ma la dottoressa è un personaggio troppo importante per avere diritto all'amore. È costretta a rimanere sola, madre putativa dei Blue Fixer e del genere umano, ma l'amore le è inevitabilmente negato, così come è negato ad Afrodia e così come è negato a Marin.

Le cose vanno meglio per David. Lo scopo della sua vita è sempre stato quello di farsi riconoscere come uomo da Ella, che l'ha respinto dieci anni fa. Ora è disposto a scambiare la sua vita per una notte d'amore con Ella. E lei accetta, lo aspetta nella sua stanza dopo un'altra delle scene di doccia indimenticabili di Baldios, tenendo la sua porta socchiusa e aspettandolo leggendo un libro, leggendo un libro seduta su una poltrona con i lunghissimi capelli biondi sciolti. David la vede, e gli basta. Capisce che la sua ricerca decennale è finita. Ella l'ha riconosciuto e lui parte incontro alla morte. Non c'è bisogno di una conoscenza carnale reale, gli basta la risposta di Ella per morire realizzato e nel contempo salvare la Terra.

Ma Ella resta sola. Dopo Baldios molti anime robotici tratteranno il tema della differenza di età, del difficile rapporto d'amore tra un giovane e una donna più matura, primi tra tutti gli anime di Yoshiyuki Tomino, in cui questo è un tema tipico. Ma Tomino prende le parti del giovane adolescente, mentre Baldios prende le parti della donna adulta, ed è qui tutta la differenza.

Theo Gattler


Ad una prima visione della serie Theo Gattler non pare un personaggio di particolare impatto. È un classico cattivo, un militare megalomane con un forte culto della personalità, che pensa che l'unico modo per risolvere i problemi del suo pianeta sia quello di invaderne un altro. È chiaramente ispirato agli avversari della Yamato, il Supremo Desler e Zordar dell'Impero della Cometa, ma è assai meno romantico di questi. Se si riguarda la serie con attenzione, bisognerà ammettere che Gattler è il cattivo più realistico mai visto in una serie robotica, un concentrato di meschinità, ambizione e megalomania abbinati a momenti di sorprendente carisma.

Gattler è un uomo che si è fatto da sé. Con i mezzi sporchi che bisogna utilizzare in questi casi. Prima dell'attacco alla Terra, S-1 non era in guerra, quindi come poteva avanzare nella carriera militare il giovane Gattler? Sappiamo dall'episodio 25 che Gattler ha reso vacante il posto di Gran Comandante dell'armata Aldebaran organizzando un incidente stradale che ha ucciso il precedente comandante e la moglie, lasciando i due figli miracolosamente illesi. I due figli sono Afrodia e suo fratello Miran. A questo punto che fa Gattler? Adotta i due bambini e li cresce come figli suoi. Perché lo fa? Puro calcolo? Vuol far vedere a tutti la sua benevolenza raccogliendo due poveri orfani, adesso che è diventato Gran Comandante? Oppure è per un senso di colpa, visto che dopotutto è lui il responsabile della loro condizione di orfani, anche se senz'altro per Gattler questa è una colpa minore, per il bene di S-1 è opportuno che sia lui ad essere diventato Gran Comandante. Fatto sta che Gattler avrebbe potuto ignorare Afrodia e Miran, invece non lo fa, li raccoglie e li addestra a diventare dei suoi fedelissimi. Questo aggiunge un primo livello di spessore al personaggio.

Il secondo livello è che poi alla fine Gattler si affeziona ai ragazzi, specialmente ad Afrodia e la sostiene lungo tutta la sua carriera, fino a nominarla Gran Comandante dell'armata Alderabaran, il posto che fu di suo padre. Forse Gattler ha dentro di sé un senso perverso di giustizia, che fa sì che reputi giusto restituire ad Afrodia quello che era suo? Oppure lo fa per interesse, perché sa che Afrodia gli è fedelissima ed ha più fiducia in lei che in tutti gli altri comandanti militari? Sono tutte domande a cui l'anime giustamente non risponde, perché sono lasciate allo spettatore.

Il terzo livello di profondità del personaggio di Gattler sta nel suo ambiguo rapporto con Afrodia, in bilico tra amore paterno e qualcosa di diverso. La fiducia nella fedeltà di Afrodia è sorprendente per un leader politico abituato ai tradimenti (le congiure contro Gattler sono all'ordine del giorno) ed è evidente che viene dal fatto di averla cresciuta come figlia. Gattler non è obiettivo nei confronti di Afrodia e la difende più volte contro le critiche degli altri comandanti. D'altra parte, anche se ha una gran fiducia nelle sue capacità militari e strategiche, non la reputa infallibile e non disdegna di dare ascolto ad altri comandanti quando gli presentano dei piani che secondo lui hanno merito.

Gattler ha una personalità magnetica, come si conviene al dittatore assoluto di S-1. Senza dubbio è provvisto di grandissimo coraggio personale, come visto negli episodi in cui si trova in pericolo di vita, da parte di Marin nell'episodio 18 e da parte di un sicario nell'episodio 25. In entrambi i casi Gattler sfida gli avversari a viso aperto, senza la benché minima paura: più che di coraggio bisognerebbe parlare di temerarietà, è come se credesse di essere invincibile e questo aggiunge carattere al personaggio. Ancora più indicativa del fascino malsano di Gattler è la scena finale dell'episodio 25, in cui Afrodia lo accusa di essere l'assassino dei suoi genitori: Gattler non nega nulla, ma lascia parlare il suo carisma per lui, e Afrodia si convince da sola che è il caso di dare fiducia al padre putativo piuttosto che a un sicario qualsiasi. E così nega a sé stessa la verità.
 

Nell'episodio 32, in seguito ai ripetuti insuccessi di Afrodia, Gattler prende in mano direttamente le redini nella guerra, visto che quando viene messo alle stretto non ha fiducia in nessun altro che sé stesso. La sua prima azione è quella di causare un nuovo diluvio universale fondendo le calotte polari e causando la morte di più di tre quarti della popolazione terrestre. Quando Afrodia esclama: "ma così moriranno anche donne e bambini" Gattler le risponde semplicemente che in guerra bisogna fare dei sacrifici. Gattler è un maestro dell'arte della giustificazione, come vedremo anche in seguito.

Nell'episodio 35 (mai trasmesso) Gattler viene costretto a destituire Afrodia a favore di Negulos, che lo ricatta, ma non vuole assolutamente che Afrodia venga uccisa. È evidente quanto Gattler abbia dei sentimenti contrastanti verso Afrodia: certamente la vede anche come donna e non solo come figlia. È anche chiaro quanto gli dia fastidio la troppa attenzione di Afrodia verso Marin, in un'ambigua forma di gelosia. Ma nella serie (ignorando le suggestioni oniriche del film) Gattler non tenta mai di alterare lo status quo, probabilmente spinto da una certa qual forma di pudore o rispetto verso Afrodia a cui è genuinamente affezionato, per quanto possa esserlo un uomo come lui. Perché prima di tutto Gattler è innamorato di sé stesso, e pur di potersi vedere come salvatore della patria è disposto a passare sopra Afrodia e qualsiasi altra cosa. E qui arriviamo il quarto livello di profondità del personaggio.

Nell'episodio 38 (mai trasmesso) Gattler spinge inavvertitamente i comandi che scatenano i missili nucleari sulla Terra e si rende conto di essere il responsabile di tutto ("sono stato io!"). Nel film la scena è leggermente diversa, è Negulos che lancia i missili, e anche se Gattler gli spara non riesce a evitarlo, e fa comunque assunzione di responsabilità. Eppure nell'episodio 39, nel monologo finale con Marin, (e qui sta la genialità) Gattler torna indietro, dice che alla fine non è stata colpa sua, quello che doveva accadere doveva accadere, è stato il destino e sarebbe successo anche se ci fosse stato un altro al comando. Lui ha soltanto fatto il suo dovere come leader di S-1, è senza peccato. Anzi, lui è ancora la sola speranza di S-1, perché ha ancora a disposizione diecimila soldati ibernati con cui può andare alla ricerca di un nuovo pianeta da conquistare.

Gattler non ha imparato assolutamente nulla da tutto quello che è successo: la sua personalità megalomane (o lucida follia che dir si voglia) lo rende incapace di accettare quello che aveva temporaneamente capito nell'episodio precedente. E l'ironia del destino è che dopotutto Gattler ha ragione: la Terra è davvero destinata a diventare S-1 e non ha futuro. Forse è per questo che Marin lo lascia andare: potrebbe sparargli, ma Gattler è davanti ai controlli dell'ibernazione, se questi saltassero sarebbe la fine per quei diecimila soldati che costituiscono l'unica speranza dell'umanità. E così Gattler si salva, diventa un vagabondo del cosmo, completamente solo perché ci vorranno quindici anni prima che possa risvegliare i soldati, eppure libero.

O forse prigioniero per sempre della sua follia.