"Da quel momento mi sono fatto crescere i capelli.
Come una preghiera, che va avanti da quando mi sono innamorato di Akihiko."

- Haruki - 

Un futuro ricco di musica e promesse: è quanto si era dischiuso per il giovane vocalist Mafuyu Sato e il talentuoso chitarrista Ritsuka Uenoyama, dopo che l'incontro tra i due aveva dato vita a un tenero amore inatteso e ad una spinta irrefrenabile verso nuovi suoni e componimenti. Così avevamo lasciato due dei protagonisti di Given, storia Boys' Love di Natsuki Kizu pubblicata in Italia per Flashbook Edizioni, al termine dell'omonima serie animata di Fuji TV dell'estate 2019. La stessa era stata trasmessa in 11 episodi, in orario notturno nel celebre contenitore NoitaminA, quindi approdata in streaming anche nel nostro Paese per tramite di Crunchyroll.

given poster
 
Un lieto fine che invero è solo un inizio, tanto per la giovane coppia quanto per il gruppo musicale costituito dai due liceali e dai due universitari Haruki Nakayama e Akihiko Kaji; per quest'ultimi, di contro, la quotidianità è invece tutt'altro che assestata, ripetutamente turbata dall’ombra tanto fascinosa quanto problematica di un uomo dalla sensibilità musicale unica, Ugetsu Murata. Soggetto di un sequel cinematografico per l'anime è dunque lui, assieme a loro due, in un triangolo sentimental-musicale di una commedia che ben presto vira vertendo sui temi dello sconforto e dell'angoscia, pur senza perdere mai di brio né di vibrante intensità.


L'annuncio di un film per Given era giunto a pochi mesi di distanza da quello della creazione dell'etichetta Blue Lynx, appositamente dedicata da Fuji TV a trasposizioni cinematografiche di storie a tema Boys' Love; il filone era stato inaugurato con l'adattamento di Twittering birds never fly di Kou Yoneda, quindi proseguito con Given e Umibe no étranger, dalla storia originale di Kanna Kii.
L'uscita nei cinema giapponesi della pellicola era inizialmente prevista per il 16 maggio 2020, ma in seguito rinviata al 22 agosto a causa delle chiusura delle sale suggerita per ridurre la diffusione del contagio da Covid-19. Per l'Italia, invece, il titolo è disponibile in streaming via Crunchyroll a partire dallo scorso 2 febbraio 2021, ancora una volta in lingua originale con i sottotitoli in lingua italiana.
 


Attraverso la serie animata avevamo già ben inteso come Haruki, bassista e mediatore degli animi del gruppo, vivesse una segreta e profonda affezione nei confronti di Kaji, batterista di talento, tombeur de femmes et... des hommes, imperturbabile libertino capace di scrollarsi di dosso ogni cosa. Persino Yayoi, tosta e splendida sorella di Uenoyama, anch'essa irrimediabilmente innamorata, senza alcuna speranza, di un uomo permeato dal misterioso fascino del bad boy: l'irraggiungibile e intoccabile, appartenente a tutti e a nessuno allo stesso tempo. Il sex appeal di Akihiko non è in discussione, il suo ruolo di senpai di riferimento per Uenoyama e Mafuyu nemmeno, tanto nella musica quanto nelle questioni più autoritarie, ma è l'improvviso ingresso in scena della figura del violinista Ugetsu, coinquilino e amico di letto di Kaji, a svelare per davvero uno dopo l'altro i frammenti di una personalità emotivamente turbata e fragile, costantemente in bilico su un baratro dal punto di vista psicologico.
Kaji non è chi sembra e non è nemmeno colui che egli stesso desidera essere. Soprattutto, è qualcuno che non intende mostrare le peggiori sfaccettature di sé ad Haruki, come correttamente intuisce Mafuyu nella scena di esordio del film.
 
"Kaji... non è che ora sei più tranquillo, 
è solo che davanti a Haruki
non mostri più questo tuo lato."

- Mafuyu - 
 
kaji sconforto


E' dunque fin troppo semplice per lo spettatore lasciarsi andare mentre la storia fa letteralmente a pezzi il personaggio di Akihiko Kaji, addentrandosi nel viscerale e contorto amore malato di quest'ultimo per Ugetsu, da lui peraltro ricambiato e ugualmente incapace di spezzare il cordone ombelicale che li lega e li tormenta da ormai troppo tempo.
E' parimenti doloroso, tuttavia, assistere in parallelo alla sofferenza di Haruki nell'essere volente o nolente testimone della lacerante battaglia che prende piede all'interno di Kaji, mentre il gruppo dei Given scalpita per comporre nuova musica, partecipare a concorsi e farsi conoscere da un pubblico sempre più ampio, mentre la vita corre altrettanto e graffianti accadimenti lasciano segni tangibili nel corpo e nell'animo di Haruki.
E così, mentre il groviglio sentimentale si fa stringente, il film dipana la sua trama nel narrare con feroce intensità di quegli amori 'altri', poco facili da raccontare: non perché omosessuali, bensì in quanto travagliati, deleteri e persino infidi.
E' oltremodo interessante osservare quanto sia coraggioso che Given, oltre all'aspetto musicale e come già aveva fatto nell'omonima serie animata, ci sottolinei ancora una volta con onesto candore la sua attenzione verso le emozioni tratte dalle pieghe di un passato che ancora non si riesce a lasciare andare. E' stimolante pensare a come intenda farci rivolgere lo sguardo verso tutt'altre sfaccettature dell'amore: quelle dei sentimenti non corrisposti e anche quelle di una relazione malsana, controproducente e tortuosa. Dell'amore che non fa crescere, bensì avvitare su se stessi, dell'affezione morbosa da cui bisogna allontanarsi per trarne il proprio bene.
 
convivenza


Sia nel proseguire con la narrazione degli eventi del manga non affrontati nella serie animata, che a riguardo delle tematiche trattate, il film di Given rimane di fatto coerente con l'anime che lo precede. Nello stesso tempo vi si pone come suo ideale contraltare proprio nello spostare il focus, dalla coppia rappresentata da Mafuyu e Uenoyama al trittico composto da Haruki, Kaji e Ugetsu. Questo passaggio, infatti, consente da un lato di far risaltare la similitudine degli amori trattenuti da invisibili vincoli, un medesimo tema visto su coppie di uomini diverse e diversamente trattato su ciascuna di esse; dall'altro lato emerge la profonda diversità tra la tenera relazione tra i due liceali vista nell'anime, rispetto a quella straniante e nondimeno straziante del nuovo trio di protagonisti.

Se la mangaka è capace di raccontarla con rara maestria, lo staff del film animato riesce a sua volta a trasporne l'essenza senza smarrirsi eccessivamente sul fronte emozionale, se non per un minutaggio oltremodo conciso che finisce in effetti per dare per scontati alcuni passaggi fondamentali tra i protagonisti, senza riprenderli attraverso flashback o altri accorgimenti tecnici; un richiamo che non sarebbe parso affatto fuori luogo, in particolar modo data l'attenzione fortemente introspettiva delle vicende e lo svolgimento dei fatti lungo un arco di tempo non breve.
 
ugetsu violino


Permeato da sentimenti forti e turbinanti, del senso del distacco e della perdita, dell’aggrapparsi disperatamente a qualcosa o qualcuno per istinto di sopravvivenza, del bisogno di trovare sé stessi seppur smarriti in un oceano di incertezze e paure: il film fa trasparire tutti questi temi con chiarezza, e il racconto ha il pregio di non farsi mai pedante, né di giocare su facili autocompiacimenti della sofferenza. Soprattutto, non si perde quella sottile vena ironica, di commedia e di naturalezza che distingue l’opera da altre del genere, che toccano temi altrettanto forti: tutti elementi che regalano allo spettatore la certezza che sì, il nodo allo stomaco c'è, ma che è parimenti presente una spinta e una tensione che volgono alla positività, a dispetto del frapporsi di mille ostacoli.
 
Attraverso le vicissitudini dei tre protagonisti si ha modo così di osservare un triplice percorso di vita e di maturazione, ciascuno dei quali passa dal disordine al caos, a determinare la rottura dello status quo, ed infine alla rinascita interiore. Quest’ultima è simbolicamente rappresentata dal fiorire della primavera ('haru' in lingua giapponese) in chiusura del film, un richiamo quasi certamente non casuale al significato insito nel nome di Haruki, dai caratteri di 'albero' e 'primavera', ma che per la verità interessa più anime, e non una soltanto.
A sua volta anche il trascorrere delle stagioni che si nota nel film è un possibile omaggio a tutti e quattro i membri di Given, i cui nomi di battesimo formano i quattro periodi dell'anno: dall'estate (夏 'ka') di Ritsuka che incontra la quiete dell'inverno (冬 'fuyu') in Mafuyu, dall'apparente morte del mondo nell'autunno (秋, 'aki') di Akihiko al risvegliarsi di ogni creatura a primavera (春, 'haru'), di cui vediamo appieno il compiersi per l'appunto in Haruki.
 
kaji haruki spalle

La chiave rivelatrice del sentiero di crescita intrapreso dai personaggi è, anche se forse pare quasi inutile sottolinearlo, la musica. Ancora una volta è Mafuyu a farsi sia strumento che messaggero, un ragazzo che attraverso una toccante sensibilità personale e musicale sa intercettare i sentimenti di Haruki, Kaji e Ugetsu e comporre testi e melodie capaci di parlare tanto a sé quanto ai suoi senpai, risuonando di fatto con un significato a valenza universale.
 
Le stagioni che abbiamo passato insieme
piano piano si fanno più distanti solo per me.
Le cose che cambiano, le cose che finiscono, le cose che iniziano.
Anche se tu non ci sei, io posso continuare a vivere
e questo, sai, mi rende triste.
Sbocciano in primavera, sfioriscono in autunno
ma nonostante questo germogliano ancora e ancora.
Ho capito che il punto non è "finora" ma "d'ora in poi".
Anche le nostri mani unite prima o poi si allontaneranno,
anche se mi sentirò disorientato e piangerò disperatamente,
prima o poi smetterò di piangere.

- Yoru ga akeru (Arriverà l'alba) - 
 
haruki basso

Quante volte ci riteniamo inadeguati di fronte a coloro ai quali teniamo, capaci solo di inciampare a più riprese e di apparire il peggio del peggio, proprio davanti a chi meno desideriamo lo noti?
Mafuyu ci ricorda però che ci meritiamo di innamorarci di qualcuno che ci faccia stare bene al punto da dimenticare le nostre manchevolezze, così come ci meritiamo di avere accanto una persona che non abbia timore di guardarci in viso con tenerezza e le lacrime agli occhi, anche dopo essere caduti e aver sbattuto la faccia con violenza. Qualcuno che ci inviti a rialzarci, a guardarci dentro e ripartire in primo luogo dal rispetto per noi stessi; quindi, riprovare a camminare di nuovo con il volto dritto e fiero, un passo dopo l'altro, per crescere e magari sbagliare ancora, ma stavolta insieme e senza lasciarsi di mano mai più.
 
"Nonostante non si possa impedire
l'arrivo di un nuovo giorno,
sono sicuro si possa andare dove si vuole.
Andrà tutto bene."

- Mafuyu -
 
mafu risuona


Nel manga originale, la costruzione dei personaggi di Natsuki Kizu è concatenata al punto che le vicende sembrano quasi essere cerchi concentrici che si espandono sempre più l'uno nell'altro in maniera al contempo impercettibile e manifesta: il primo arco narrativo cui la storia si dedica è quello di Mafuyu e Uenoyama, ma nell'accompagnare i due ragazzi verso lo sviluppo della loro relazione vi subentrano le storie di Haruki, Kaji ed Ugetsu, nelle quali a loro volta si innesta l'avvio di un terzo arco maggiormente incentrato sulla figura di Hiiragi Kashima.

Il film differisce in tal senso dal manga nel proporre focus più centrati sulle varie coppie e minori interconnessioni tra i personaggi; da un lato si smarrisce un po' il senso corale dell'opera originale, ma dall'altro si viene a risaltare maggiormente la figura di ciascuno dei tre protagonisti, così che Haruki appare come un vero e proprio manifesto della resilienza, di una solidità che si piega e si lacera dolorosamente, ma senza mai spezzarsi sino in fondo. Ugetsu serba una personalità talmente fascinosa e complessa da risultare quasi meschina, ma la rappresentazione delle sue molteplici sfaccettature è esemplare e molto ben riuscita. Akihiko Kaji, infine, è quel che in lingua giapponese si pronuncerebbe 'nana korobi yaoki': "cadi sette volte ma rialzati otto" dice il proverbio, non smettere mai di provarci, e orgogliosamente riprova a vivere.
 
Anche se non puoi vederlo
il passato e il futuro ora si tengono per mano
illuminando la notte che sarà

- Bokura dake no shudaika - 

 
kaji violino


Pur di fronte di questo, la struttura tecnica su cui poggia l'intero film di Given si rivela come l'unica grande nota stonata del progetto. Se la storia non fallisce né si sminuisce, il comparto tecnico non sembra di contro essere stato in grado di offrire un supporto adeguatamente consono ad ogni sua parte.
Ritroviamo invero un eccellente cast di doppiaggio su cui spicca il tono seducente e vellutatamente manipolatore di Nishiki Nishio in Tokyo Ghoul, Ishikawa in Woodpecker Detective's Office) su Ugetsu, senza dimenticare il qui rude e ombroso Takuya Eguchi (Tomoya Matsunaga in Rainbow Days) su Kaji e il tormentato Masatomo Nakazawa (Kenji Futakuchi in Haikyuu!!) su Haruki.
Shōgo Yano ritorna a prestare la voce a Mafuyu sia al doppiaggio che nel canto, mentre i toni di  Yūma Uchida (Ash Lynx in Banana Fish, Kyo in Fruits Basket) su Ritsuka si fanno lievemente meno tsundere di quanto ricordavamo, forse ammorbiditi dall'animo ormai perdutamente innamorato del suo Uenoyama.
I dialoghi presentano una certa piacevole sostanza e recano tutti un'ottima sintonia con i testi del manga, di cui al confronto o a memoria si può ritrovare una coincidenza pressoché perfetta.
 
hanabi


Mutuato dalla serie animata è anche lo staff capitanato da Hikaru Yamaguchi alla regia e Yuniko Ayana (Flip Flappers) alla sceneggiatura per una produzione targata Studio Lerche (Assassination Classroom 2, School-live!, Scum's Wish, Radiant 2), la quale sembra aver patito dei rallentamenti e sospensioni delle attività dovute alla diffusione del Covid-19 al punto da offrire una resa grafica di qualità persino inferiore alla già non eccellente resa visiva riscontrata nell'anime.
A torto o a ragione, ci si attendeva caratteristiche tecniche più attente e rigorose, ma nella pellicola è davvero difficile rinvenirle guardando all'aspetto del character design, delle animazioni e della CG; il film si trascina le pecche già palesate nell'anime e le evidenzia persino, a partire da disegni la cui qualità cala vistosamente da metà pellicola in avanti, mancando di tradurre la sofisticata bellezza dell'etereo tratto della Kizu. Ben trasposte sì alcune scene di impatto visivo e di ridotto movimento, ma risultano del tutto non pervenute altre la cui intensità avrebbe meritato un'adeguata attenzione.

Al disegno appare purtroppo fortemente sbiadita anche la carica sensuale di Kaji, per non parlare dell'assente leggiadria della capigliatura di Haruki, qui protagonista più che mai: soggetto prediletto tanto della Kizu quanto di Kaji e oggetto rivelatore di mutamenti dell'animo, nel film i lunghi capelli paiono più triste stoppa che dorati fili dalla non indifferente attrattiva erotica, ed è un vero peccato che un dettaglio di tale portata sia andato quasi del tutto smarrito.
 
haru capelli


Il minutaggio copre un'ora di visione, e oltre a quanto detto opera dei tagli su quelle parti della storia e di personaggi qui secondari che, come si accennava sopra, contribuivano a rendere la storia più corale e a tutto tondo. Il lettore del manga ritroverà senza difficoltà alcuni "assaggi" di tali scene nelle istantanee in chiusura al film, le quali si alternano l'una dopo l'altra mentre scorrono i credits e si ode l'intensa theme song 'Bokura Dake no Shudaika' ("Una theme song soltanto per noi"), ancora una volta opera di Centimillimental che aveva curato la vibrante sigla di apertura 'Kizuato' nella serie animata.
Sono indubbiamente piccole chicche gradite, tali istantanee, che però possono recare più il sapore dell'occasione mancata che non un cortese omaggio a sezioni di storie che non si sia potuto o voluto inserire nel film. Di certo vederle lascia un retrogusto un po' amaro, mentre nella testa si rincorre il pensiero di chiedersi se mai esisterà un nuovo sequel o un episodio speciale integrativo a dipanarle per intero.
I fondali sono gradevoli, le musiche curate da Michiru (Izetta the Last Witch) sono azzeccate al punto da saperci donare note di violino non casuali proprio là dove lo strumento musicale si fa anch'esso protagonista non visibile del dramma.
 
mafu ueno matsuri


Nel riunire i tanti tasselli del puzzle, il lungometraggio di Given non è dunque certo un'opera cui si sia inteso lavorare con disattenzione o grossolanità, a maggior ragione sapendo del grande successo di pubblico riscosso dalla serie animata, e dalle palesi aspettative dei tanti fan del progetto. Allo stesso tempo, sembra difficile addossare del tutto al Covid-19 la colpa di una realizzazione riuscita a metà, tanto più se pensiamo che nello stesso arco di tempo durante il quale si è lavorato al film di Given, ne è stata approntata una pellicola sorella: si tratta di Umibe no étranger, già citata parte del filone Blue Lynx, animata da quello Studio Hibari di cui Lerche non è altri che una branca interna, e che reca la sensazione di un'attenzione al dettaglio ben diversa. E' certamente possibile che la differenza tra i due film si possa imputare alla presenza della talentuosa mangaka Kanna Kii in Umibe, della cui pellicola è stata supervisionatrice e curatrice del character design, dati i suoi trascorsi lavorativi di animatrice. Anche così, tuttavia, il dispiacere per ciò che di Given non ci è pervenuto rimane, ed aleggia sull'opera in maniera non lieve.
 
kaji batteria
Non di fallimento si può parlare, perché a dispetto dei piccoli o grandi difetti, Given merita tanto la visione quanto un'attenzione non indifferente a tutti i 59 minuti che compongono la storia nel suo complesso: nel suo rappresentare con insindacabile naturalezza figure complesse e tormentate nell'ambito di una normale quotidianità di vite universitari e liceali, il film di Given sprigiona tutta la sua potenza.
Ci ricorda che non è dell'amore omosessuale che dobbiamo aver paura, e nemmeno dell'amore stesso; non è il sentimento il problema, così come non lo è colui al quale è rivolto.
La musica di Given amplifica quanto i problemi di coppia non presentino differenze di genere alcune: fanno soffrire e dilaniare allo stesso modo, ed allo stesso modo ci obbligano a guardare in primo luogo dentro di noi, per operare in noi il primo passo del cambiamento, in attesa di una primavera che certo verrà.