Quando Ryōsuke Takeuchi e Hikaru Miyoshi crearono William James Moriarty, protagonista del loro manga Moriarty the Patriot (Yukoku no Moriarty), molto probabilmente non presero a modello in maniera fedele l'originale Professor Moriarty dei racconti di Sir Arthur Conan Doyle. Descritto come pallido, ricurvo, con la fronte sporgente e gli occhi infossati, il Moriarty di Doyle è spietato, crudele, focoso, "l'organizzatore di ogni diavoleria, il cervello controllante degli inferi". Il Giappone, si sa, è capace di prendere qualsiasi personaggio/oggetto/animale per trasformarlo in una dolce ragazzina o in un fascinoso villain; è per l'appunto il caso del Professor Moriarty, che nella rivisitazione di Takeuchi e Miyoshi diventa un bellissimo giovane antagonista dell'ancor più noto Sherlock Holmes.

A cavallo tra 2020 e 2021 nasce una serie animata ispirata allo shonen di casa Shueisha che prende a sua volta il titolo di Moriarty the Patriot. Il manga è giunto in patria al quindicesimo volume, nel nostro paese è edito da Planet Manga, che ne ha pubblicato il tredicesimo volume, mentre il successivo è attualmente previsto per settembre. 
 
 
Albert James Moriarty è un giovane rappresentante della nobiltà inglese; pervaso da un forte senso di giustizia, Albert non si sente parte del sistema nobiliare che vige in Inghilterra, poiché non tollera i soprusi e le discriminazioni ai danni dei poveri. Un giorno rimane affascinato dalla mente brillante e dal carisma di un giovane orfano, che decide di far entrare nella famiglia Moriarty assieme al fratello più piccolo, Lewis. In realtà quello di Albert non è un semplice atto di benevolenza, difatti, i suoi ideali e quelli del ragazzino trovano immediatamente il giusto incastro, e queste due anime così simili, possono raggiungere uno scopo comune: riportare il paese sulla retta via. A seguito di un sanguinoso piano, i due fratellini entrano ufficialmente nella famiglia Moriarty, iniziando così il lungo cammino per realizzare il loro grandioso obiettivo: liberare il grande impero britannico dalle oppressioni e dalle discriminazioni.
 
«Sotto gli occhi di Dio ha scelto di prendere la strada sbagliata per raggiungere un mondo giusto.»

Gli antieroi sono spesso e volentieri personaggi affascinanti, e nonostante i loro metodi poco ortodossi, ci si ritrova a parteggiare per loro, a sostenerne gli ideali, anche a costo di andare contro una giustizia moralmente più corretta. William James Moriarty è un antieroe che affascina il pubblico ma anche i personaggi che gli ruotano intorno, a partire dallo stesso Sherlock, che al richiamo del "Catch me if you can" del rivale non può che provare un brivido di piacere. La giustizia di William è tanto fredda e spietata quanto pura e semplice, lo scopo dei Moriarty è quello di epurare il male dall'alta società londinese, eliminando le discriminazioni per creare un mondo equo. Il crimine non è il fine ma il mezzo, spiega Will ai suoi compagni, perché un sistema sociale non si cambia in un attimo ma il cuore delle persone sì, è volubile e ciò che lo smuove più di ogni altra cosa è la morte.
 

Il "Napoleone del crimine" dipinto in Moriarty the Patriot è dunque una persona dai grandi ideali che non esita a sporcarsi le mani pur di raggiungere il nobile scopo, conscio che un giorno, di quei suoi peccati dovrà fare ammenda. Alla personalità calcolatrice, fredda e geniale di William si affianca in primis quella del fratello Albert, algido e altrettanto fermo nelle proprie decisioni; apparentemente calmo e compassato, Albert è invero colui che dà il via al cammino dei Moriarty, prendendo con sé i due fratellini orfani e ordendo con loro un piano che porta all'uccisione della sua stessa famiglia, il tutto senza alcun tipo di remora. 

Il gruppo dei Moriarty si amplia andando avanti nella storia, includendo personaggi dal background più disparato, ma tutti fedelissimi a William e al suo ideale. La serie riesce a caratterizzare benissimo ognuno di essi, anche se il manga, con più capitoli a disposizione, riesce nell'impresa in maniera ancora più accurata, fornendo ad esempio un interessante focus sul passato di Moran, il quale si accompagna ad un personaggio non contemplato nell'anime, ossia, Miss Moneypenny.
 
«Catch me if you can, Mr. Holmes.»

Dall'altro lato della barricata troviamo Sherlock Holmes, geniale investigatore dal carattere bizzarro ed egocentrico. Seppur in modo più capriccioso ed egoista, anche Sherlock persegue un ideale di giustizia, che cozza però con quanto messo in atto dal Signore del crimine; nonostante non ne condivida i metodi, l'uomo non può che provare ammirazione per il misterioso punitore londinese, che stimola ogni volta di più le sue capacità investigative. Affascinato da quel genio del crimine sempre un passo davanti a lui, seppur ne comprenda l'idea, Sherlock oscilla tra rabbia e ammirazione verso una figura tanto intelligente quanto moralmente scorretta.
 

Accanto al noto consulente investigativo troviamo il buon John Watson, figura matura e coscienziosa il cui ideale di giustizia è tanto puro e solido da contrastare con quello dei Moriarty più di quanto non facciano i principi di Sherlock. Se questi si lascia guidare dal fuoco della passione, John pensa e agisce in virtù del suo buon cuore che non sopporta i soprusi, ma che al contempo mai userebbe l'inganno e il crimine per perseguire un bene superiore. Il rapporto tra i due è quello di colleghi di lavoro ma anche di amici piuttosto intimi, anche se la profondità della loro relazione, ben espressa nel manga, non trova sfogo perfetto tra gli episodi della serie animata.
Moriarty the Patriot è una serie che ama giocare con i personaggi, finti o reali, dell'immaginario inglese, per cui anche se potrebbe sembrare strano trovare in questa storia alcuni protagonisti dell'universo di 007, o meglio ancora dalle cronache di Jack the Ripper, si tratta invero di una scelta consapevole e giocosa di Takeuchi, che con quest'opera celebra in maniera più ampia quella parte di immaginario collettivo inglese conosciuto e amato in tutto il mondo.
 

Moriarty the Patriot inizia con un episodio originale inesistente nel manga: non è il miglior episodio di esordio possibile, anche in virtù del fatto che il primo capitolo del manga getta invece immediatamente il lettore nelle vicende del giovane William già introdotto nell'oppressivo casato Moriarty. L'anime però, recupera in maniera intelligente e approfondita, mostrando in seguito, e con dovizia di particolari, l'incontro tra William e Albert, quel momento in cui il giovane nobile ha sentito risuonare la sua anima con quella del piccolo, carismatico orfanello. Entrambi i cour della serie sono ben studiati e organizzati in modo tale da far emergere al meglio i personaggi, le vicende e arrivare infine anche ad una sorta di finale, nonostante l'opera originale sia ancora in corso. Il lavoro di series composition e sceneggiatura a cura di Taku Kishimoto e Gou Zappa è egregio, ma per forza di cose lascia fuori alcuni capitoli molto importanti presenti nel manga o ne sintetizza altri all'estremo. Prendiamo ad esempio il sopraccitato caso della mancanza dei capitoli di Moran, del crudele The Hunting of Baskerville, del più brioso The Tea Party e per finire, The Sign of Mary, che seppur presente nella versione animata viene ridotto all'osso rispetto all'originale, quanto basta per giungere al finale.

Considerati comunque i tempi a disposizione, la serie ottiene un risultato più che distinto, e seppur qualche episodio si sia dimostrato lievemente più debole, il vero cruccio sta in un finale non propriamente completo ma che in qualche modo cerca di chiudere il cerchio. Mettendo da parte alcune aggiunte originali, nel manga si tratta invece semplicemente della chiusura di una "parte prima".

Kazuya Nomura non ha all'attivo moltissime prove registiche, ma appena un paio di anni fa aveva dato dimostrazione di grande consapevolezza e capacità lavorando su Run with the Wind. La direzione artistica di Moriarty the Patriot è curata, attenta e ben studiata e anche luci, suoni e colori svolgono egregiamente il loro lavoro. Come vedrete nella gallery, la regia si sofferma spesso a inquadrare larghe vedute di Londra, nebbiosa, oscura e talvolta tinta di rosso. L'uso del colore, in particolare, riesce a mettere in risalto la dicotomia William/Sherlock, assegnando al primo il colore rosso, al secondo il blu. I colori dei loro occhi riflettono le loro anime e il forse eccessivo pallore del bel William riesce a dar luce all'espediente. 
 

La colonna sonora si avvale di 47 tracce e a occuparsene è Asami Tachibana, già all'opera su Haikyuu, Seraph of the End e Darling in the Franxx. Spiccano in particolare le belle "Karma", "Bloody Knife", "Irene", "New World" e "William & Holmes".
Le sigle di apertura e chiusura dei due cour sono praticamente l'una il seguito dell'altra: la prima metà dell'anime si apre con "Dying Wish", la seconda con "Twisted Heart", entrambe cantate da Tasuku Hatanaka, giovane seiyuu che dai tempi di King of Prism ha dimostrato di saperci fare anche in ambito musicale.
Entrambe le ending, "Alpha" e "Omega" sono invece a opera di Stereo Dive Foundation: ricordate la bella "Daisy" di Kyokai no Kanata o l'energica "Axis" di Nobunaga the Fool?
Le quattro canzoni sono simili sia per musiche che per concetto, così come risultano complementari le immagini a loro accompagnamento.

Il cast di doppiatori affianca veterani e giovani talenti, in particolare vanno menzionate le performance dei due protagonisti, William e Sherlock, doppiati rispettivamente da Soma Saito e Makoto Furukawa. Per quanto il primo sia ormai un solido pilastro del doppiaggio anime, il secondo è una promessa in fase di affermazione; all'interno della stessa stagione primaverile, Furukawa ha ricoperto diversi ruoli e come voce di Sherlock si destreggia con particolare abilità tra il serio e il faceto del suo personaggio. Saito, invece, restituisce a William un perfetto tono elegante, compassato, intrigante, raffinato e un po' snob. Lavoro encomiabile anche per tutti gli altri seiyuu, da Yuki Ono con il suo sincero e onesto John Watson, a Satoshi Hino sul bel Moran, a Yoko Hikasa sulla "doppia" Irene.
 
 
«Riusciresti a uccidere per i tuoi ideali?»

Moriarty the Patriot è una buonissima serie che soffre la mancata trasposizione di alcuni capitoli particolarmente belli o importanti per l'approfondimento dei personaggi. Si tratta però di poca cosa a confronto con il buon lavoro fatto per mettere in piedi una serie che, nei tempi previsti, riuscisse a far risaltare sia trama che personaggi di una storia intricata e intrigante. La serie è appassionante e il confronto continuo tra William e Sherlock riesce a catturare lo spettatore in virtù delle loro personalità affascinanti e carismatiche. L'anime difetta per forza di cose sul finale, cruccio di quasi tutte le produzioni anime moderne.
Inoltre, la serie ha subito la mancanza di un passaggio in streaming legale nel nostro paese, un vero peccato visto che, anche in virtù del nome di cui si fa carico, avrebbe potuto essere occasione di avvicinamento per un pubblico casuale, sia maschile che femminile.
 
Moriarty the Patriot racconta lo scontro di due grandi menti che si inseguono divertite sullo sfondo di un panorama sanguinoso. Sherlock e William si scoprono tanto diversi quanto complementari e attratti l'uno dal fascino dell'altro, seppur i loro modi di agire siano agli antipodi. L'obiettivo di William è tanto grandioso quanto utopistico e il suo agire, spietato e calcolatore, cattura proprio per il suo essere un "male necessario", che una volta raggiunto lo scopo, restituirà un mondo giusto e riporterà i diavoli nell'inferno cui appartengono.