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“Noblesse oblige”, ovvero l’obbligo di responsabilità che i nobili, in virtù della loro posizione sociale (e spesso economica) sarebbero tenuti a perseguire. Per essere più chiari è quello che un “marvelliano” ricorda meglio come “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Nella società attuale ove il titolo nobiliare è ormai solo un pezzo di carta, chi ha l’obbligo morale di dare il buon esempio e, riconoscendo di avere in mano il destino di molti, agisce con responsabilità, ponderando decisioni, assumendo rischi?
Al giorno d’oggi il potere è frammentato: è in mano a politici, a grandi azionisti e dirigenti d’azienda, ma anche ai più semplici selezionatori a un colloquio, o a chi nel suo ruolo – anche il più piccolo - è comunque “al di sopra” di altre persone, nei diversi ambiti della vita come il lavoro, la famiglia, gli amici. E se la società si fosse evoluta facendo perdere di vista tutto questo ai “nuovi nobili”, chi potrà riequilibrare i destini ed ergersi a “salvatore del popolo”? Forse qualcuno, sarà scelto tra i tanti e gli saranno dati i mezzi per diventarlo.

L’incontro, di fronte alla Casa Bianca, di un ragazzo nudo, armato e senza alcun ricordo, che identificheremo come Akira e di Mori, che appena conclusi gli studi si concede un viaggio prima di ritornare in Giappone per collocarsi nel mondo dei Neet, farà scaturire una storia che si sviscera tra complottismo, attacchi missilistici, citazioni cinematografiche, leggende metropolitane, club, luoghi comuni e situazioni pseudo-reali che riflettono alcuni dei problemi veri del Giappone contemporaneo. La trama è scorrevole e si fa piacevolmente sempre più complessa e intricata. Poco a poco si aggiungono nuovi personaggi a volte bizzarri altre spaventosi, spregevoli, geniali.
Il tratto di Chica Umino, davvero gradevole, ci fa inoltre ricordare alcuni personaggi che abbiamo visto in Honey & Clover; simpaticamente alcuni di essi ne mantengono anche i tratti essenziali come Akira – Morita o “Cagnolino alato”- Leader.
Al tutto aggiungete una meravigliosa opening “Falling down”, cantata dagli Oasis, che s'intona perfettamente con lo spirito della visione che vi apprestate a concedervi; un grido d’aiuto a chi non vuol sentire, che si conclude con una frase significativa: “If you wont save me, please don’t waste my time”.


<b>Spoiler </b>
Il fatto che Akira venga inizialmente presentato/identificato come Principe e nel corso dell’ultimo episodio esprima il desiderio di diventare il “Re del Giappone” (sulle note di “The king has come”) è simbolico e pregnante. E’ come se lo stesso abbia riconosciuto che il suo potere, seppure non desiderato, anzi a volte detestato, gli abbia dato una responsabilità maggiore nei confronti del prossimo. Anche il fatto che sia l’unico tra tutti i Seleção a coinvolgere altre persone, le quali non condividono in suo stesso potere/dovere nell’esplicazione del suo compito, racchiude in sé il vero significato del concetto “noblesse oblige” che non è quello di un Robin Hood che “prende ai ricchi per donare ai poveri” o del benefattore, ma piuttosto quello di un soggetto che, in virtù della sua posizione - maggiormente favorevole -, aiuta gli altri ad aiutarsi, conoscendo desideri e aspirazioni di chi ha meno possibilità.
<b>Fine spoiler</b>

La serie si conclude senza darci il classico “The End”, anzi lascia diverse domande in sospeso. Ci attendono due film per sapere come si evolveranno la folle storia in cui si sono ritrovati i nostri protagonisti.
In conclusione, reputo <q>Eden of the East</q> un anime da vedere, a suo modo appassionante specialmente se vi piacciono gli intrecci e le trame a matrioska ove ogni puntata aggiunge un nuovo particolare alla storia.