Le lezioni online di lingua giapponese nascono da una collaborazione esclusiva tra AnimeClick.it e l'associazione culturale Advena.

Elenco delle lezioni precedenti:
  1. Hiragagana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9
  2. Katakana 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8
  3. Esercitazione di riepilogo
  4. Introduzione alla lingua giapponese 1 - 2
Ricordiamo che sempre su AnimeClick.it è disponibile una pagina di riepilogo dell'intero corso di giapponese.
 
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LEZIONE N°21: I pronomi personali
Nella lingua Giapponese i pronomi non sono una parte del discorso a sé stante, ma sono considerati una sottoclasse dei sostantivi.
Sebbene abbiamo detto che nella lingua giapponese non esiste distinzione di genere e numero, i pronomi personali fanno eccezione presentano numerosissime forme per ciascuna persona, usate a seconda della familiarità e del sesso di chi parla.

Questo accade perché la lingua giapponese è strettamente correlata al contesto e ai rapporti che intercorrono tra le persone che colloquiano. Per cui il linguaggio può essere molto diverso se si sta parlando con un estraneo, un amico, un familiare, un capo o un collega di lavoro. Per quanto la scelta di un adeguato registro linguistico sia alla base di una corretta comunicazione, l'argomento risulta essere troppo complesso per essere trattato in un corso di base, per cui ne verranno fatti solo degli accenni quando sarà necessario. Questo però serve a capire il perché nelle tabelle successive troverete tanti vocaboli per esprimere lo stesso concetto.

Prima persona
 
Grado Pronuncia Kanji Uso Plurale
Rispettoso わたくし   わたくしども
Formale わたし   わたしたち
Informale ぼく parlante solo maschile ぼくたち / ぼくら
あたし parlante solo femminile あたしたち / あたしら
Colloquiale おれ parlante solo maschile おれら

Nella maggior parte dei casi è consigliabile usare il watashi. "Boku" e "Atashi" (usati rispettivamente dai ragazzi e dalle ragazze) sono molto usati quando si parla con amici e familiari, ma non si usano se si parla con qualcuno cui si deve portare rispetto (ad esempio uno studente con un insegnante). "Ore" invece è una forma molto colloquiale e sebbene si possa usare tra amici, potrebbe essere considerata maleducata.

Va comunque ricordato che molto spesso i pronomi personali vengono omessi proprio come in italiano. Così come è corretto e più naturale dire "vado a scuola" piuttosto che "Io vado a scuola", anche un giapponese dirà "gakkou he iku" piuttosto che "watashi wa gakkou he iku".


Seconda persona
 
Grado Pronuncia Kanji Uso Plurale
Formale あなた 貴方   あなたたち / あなたがた
Confidenziale きみ parlante solo maschile きみたち
Informale おまえ お前 parlante solo maschile おまえたち
あんた 貴方 parlante solo femminile あんたたち
Volgare てまえ 手前    
Molto volgare きさま 貴様    


Anche per la seconda persona vale il discorso fatto per la prima persona per cui "anata" si può utilizzare tranquillamente nel 90% dei casi. Esisterebbe anche una versione rispettosa, ma va tenuto conto che anche in giapponese spesso si preferisce rivolgersi alle persone dando del "lei" proprio come in italiano. Per questo uno studente non non si rivolgerà mai ad un insegnante con "anata" ma utilizzerà il nome più il suffico adeguato (ad esempio Tanaka-sensei).

Il "kimi" invece di solito viene usato dai ragazzi per riferirsi affettuosamente alla propria ragazza. Ma attenzione perché utilizzarlo con una ragazza appena conosciuta potrebbe essere preso come un eccesso di confidenza!
Se già "anata" è comunque sconsigliato in ambienti formali, "Omae" e "Anta", seppure possono essere usati tra amici, allo stesso modo di "ore" possono essere considerati maleducati.
"Temee" (più blando) e "Kisama" (più pesante), di solito sono usati dagli uomini e sono invece dei veri e proprio insulti.
Non vanno mai usati, anche se vi potrà capitare di incontrarli in un anime o in un manga.


Terza persona
 
Grado Pronuncia Kanji Uso Plurale
Rispettoso あのかた あの方   あのかたがた
Formale / Informale かれ riferito a lui かれたち
かのじょ 彼女 riferito a lei かのじょたち
Colloquiale やつ riferito a lui やつら
あいつ 彼奴 riferito a lei あいつら


I pronomi di terza persona vengono usati molto raramente. Di solito viene specificato il nome dell'interessato con il suffisso appropriato, oppure, se non si conosce, si usa "Ano Hito" o "Ano kata" (lett: "Quella Persona").
Kare e Kanojo, più che come pronomi personali, sono usati per indicare il fidanzato o la fidanzata.
Per "Aitsu" e "Yatsu" vale lo stesso discorso fatto prima. Sono utilizzabili in determinati contesti, ma possono facilmente risultare maleducati.


Pronomi riflessivi
L'unico pronome riflessivo valido per il maschile e il femminile è 自分 (jibun) che si può tradurre come sé, se stesso, me stesso, proprio a seconda del contesto. Al plurale diventa 自分たち (jibuntachi).


Suffissi
I suffissi onorifici giapponesi sono utilizzati ponendoli dopo il nome di una persona e attribuiscono il grado di confidenza o rispetto che si ha nei confronti della stessa. Non aggiungere il corretto suffisso può far apparire maleducati, ma occorre fare attenzione perché aggiungere un suffisso sbagliato può fare ancora più danni.

Tra i suffissi più famosi (ma ne esistono molti altri) ricordiamo:
  • -san (さん): è utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno, come un collega di lavoro, un proprio superiore oppure uno sconosciuto a cui ci si rivolge in maniera educata, ma implica anche un certo distacco, per cui non va utilizzato con un amico.
  • -sama (様): utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status particolarmente elevato, per esempio un primo ministro o un sacerdote, ma se utilizzato a sproposito può ingenerare nella persona che avete di fronte un senso di "presa in giro".
  • -kun (君): uno dei suffissi più diffusi, utilizzato tra ragazzi e amici per indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza. Di solito è usato per i ragazzi, ma raramente può essere utilizzato anche per le ragazze.
  • -chan (ちゃん): utilizzato come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini. Tra adulti indica un certo grado di intimità con connotazioni meno strette fra ragazze, mentre fra ragazzo e ragazza non parenti è più probabile che indichi che vi sia un rapporto particolare fra i due (es. fidanzati o amici d'infanzia). Fra amici maschi invece può essere utilizzato in senso ironico, ma se usato a sproposito può essere molto maleducato. Infine viene utilizzato anche per gli animali domestici.

Un altro modo per utilizzare i suffissi può essere quello di relazionare il sostantivo alla qualifica o al ruolo dell'individue all'interno del rapporto lavorativo, familiare, ecc...

Tra i più famosi ricordiamo:
  • -sensei (先生): traducibile come "professore" o "dottore"(ad esempio Tanaka-sensei, il professor Tanaka)
  • -senpai (先輩): indica un compagno o collega più anziano o superiore di grado che merita considerazione e rispetto
  • -kōhai (後輩): indica il compagno o collega più giovane, ma è meno utilizzato.
  • -shachō (社長) idica il capo o il presidente (di un azienda, ufficio, ecc.)

Ma anche quelli relativi all'ambito familiare come:
  • niisan e neesan: fratello maggiore e sorella maggiore (anche in senso affettuoso verso una parsona più grande di un altra famiglia). Per aumentare il senso di rispetto si può aggiungere una "o" all'inizio della parola (es. oniisan), mentre in famiglie di rango elevato e molto formali viene utilizzato oniisama e oneesama
  • oniichan e oneechan: fratellino o sorellina o, sempre in senso affettuso, ad una persona più piccola di un'altra famiglia.
  • ojisan e obasan: zio e zia.
  • ojiisan e obaasan: nonno e nonna.
  • otousan e okaasan: papà e mamma.

Va notato che molti bambini utilizzano questi termini verso qualsiasi persona più grande anche al di fuori del contesto familiare, piuttosto che utilizzando il cognome seguito dal -san, basandosi sull'età "apparente" della persona in questione. Ad esempio, una donna adulta è probabile che venga chiamata "zia", un anziano "nonno" senza che esista una vera relazione di parentela e senza che questo venga considerato maleducato come potrebbe essere in italiano.

Approfondiremo più avanti i vocabili usati per riferirsi ai familiari, per ora vi basti notare come tali vocaboli possono essere utilizzati in forma di suffisso.