Autore dell'articolo (interviste escluse) è Tom Zoth, gestore del blog Hungry Bug Dyner, in cui ha seguito il percorso artistico di questa autrice per circa cinque anni.
 


La grande eccitazione intorno alla messa in onda di Yuri!!! on Ice rende quasi difficile credere che la regista Sayo Yamamoto sia stata al timone di sole due serie prima d'oggi, ovvero, Michiko e Hatchin, nel 2008, e Lupin III - La donna chiamata Fujiko Mine, del 2012. Ma è stata sempre lei a dirigere alcuni episodi memorabili di Samurai Champloo, Ergo Proxy, Space Dandy, e a prestare a Stocking un paio dei suoi caratteristici occhiali da sole.
 

 
- In Panty & Stocking hai diretto un episodio. Come è nato il tuo
coinvolgimento nella serie?
S.Yamamoto - Il regista Imaishi (Hiroyuki) in realtà è un mio vecchio amico. Un giorno, mentre bevevamo insieme, gli ho confidato di non essere mai andata d’accordo con mia sorella minore. Guarda caso, le protagoniste di Panty & Stocking sono due sorelle litigiose. Così sono stata invitata a prenderne parte.
(AnimeNEXT 2013)
 

Dopo aver stabilito un proprio filone di eroine, sexy, autoritarie, che non temono di sporcarsi le mani, l'annuncio della sua nuova serie, intitolata Yuri!!! on Ice avrà generato un po' di confusione. Yuri (ユリ) sul ghiaccio? Che razza di strambi contenuti spinti avremmo dovuto aspettarci? Ma a scanso di equivoci, quei katakana recitano Yūri (ユーリ), a intendere il nome di persona che i due protagonisti maschili dell'anime hanno in comune. In un certo senso, una considerevole deviazione rispetto a ciò a cui la Yamamoto ci aveva abituati; ma d’altro canto, la spontanea evoluzione di un’autrice che non ha paura di sperimentare nuovi stili.

Sayo Yamamoto subentra nel mondo degli anime durante i suoi studi all’Università di Arte e Design di Tokyo, dove scopre di essere interessata molto più all’animazione che alle altre discipline. Come progetto studentesco realizza un filmato animato sui samurai, ispirandosi al leggendario Toshirō Mifune, attore chiave in numerosi film di Akira Kurosawa. Debutta nell’industria presso lo studio Madhouse, lavorando al design scenico per la serie TV X/1999 di Yoshiaki Kawajiri, ma è Takeshi Koike ad affidarle un primo incarico importante in cui gettarsi a capofitto: quello di storyboarder per la mini-serie Trava: The First Planet del 2003, sorta di prototipo-prequel del futuro Redline.
 

D.Satō - Hai mai mostrato quel filmato a Watanabe?
S.Yamamoto - Certo che no. Dopo la laurea volevo trovare un lavoro, ed ero sicura di voler diventare regista. Fui abbastanza fortunata da riuscire a mostrare quel video al maestro Satoshi Kon. A quel tempo non mi rendevo conto di cosa stessi facendo.
D.Satō - E lui cosa ne pensò?
S.Yamamoto - Si mise a ridere battendo le mani! Aveva un animo davvero gentile. Grazie a quella circostanza, mi aiutò ad ottenere alcuni incarichi come assistente per Millennium Actress, ma vi furono delle complicazioni dovute alle politiche dello studio, così dovetti abbandonare. Fu comunque il mio primo vero passo nell'industria dell'animazione.
(AnimeFest 2012)


Lo stesso anno entra nello staff di Texhnolyze - per la regia di Hiroshi Hamasaki -, dove si occupa parzialmente della direzione episodica e degli storyboard, e dove, soprattutto, dirige la sua prima sigla, quella di chiusura. L’evoluzione artistica della Yamamoto è visibile in particolar modo proprio nelle sigle che ha diretto, e il simbolismo floreale della ending di Texhnolyze ricompare nelle sequenze eseguite per Gokusen (2004), Rozen Maiden: Traumend (2005), e Hanamaru Youchien (2010), per non parlare di Fujiko Mine (2012).
 


La successiva grande occasione si presenta nel 2004, quando viene invitata a partecipare al nuovo progetto televisivo di Shin'ichirō Watanabe dopo Cowboy Bebop, Samurai Champloo. Come da lei stessa dichiarato, l'impennata nella sua carriera avviene principalmente proprio per merito di Watanabe, ed è grazie a Champloo che si trova a collaborare per la prima volta con lo sceneggiatore Dai Satō, insieme al quale lavorerà ancora su Ergo Proxy e Lupin III. Nell'originaria collaborazione vediamo già emergere i temi che la Yamamoto esplorerà ulteriormente in Michiko e Fujiko. In particolare, il ruolo delle donne e dell'arte nella società, e sovente le circostanze in cui le due si allacciano.

In Orecchie da mercante, il quinto episodio di Samurai Champloo (per l'appunto diretto da Yamamoto e scritto da Satō), delle giovani donne si offrono come modelle per stampe ukiyo-e, finendo coinvolte loro malgrado nelle mire di trafficanti umani. Nella puntata 11, Angelo Caduto, un cavalleresco Jin s'innamora di una donna che è stata venduta alla prostituzione e che si trova ora a fronteggiare i sentimenti contrastanti che tale situazione ha generato nell'uomo. Il duetto Yamamoto-Satō prosegue nell'episodio 18, La via delle lettere e delle arti marziali, dove varie gang di teppisti si scontrano in una sfida a colpi di graffiti: da notare le scene in cui Mugen si cimenta nell'apprendimento della lettura, a dimostrazione della duttilità di un'autrice che si trova a suo agio sia nel gestire momenti comici, sia nel trattare questioni più serie.
 

 
D.Satō - parlando di Watanabe, che impressione ti ha fatto dopo aver lavorato a Samurai Champloo?
S.Yamamoto - ho lavorato con un sacco registi, e la prima cosa che penso di lui è che sia diverso da tutti quanti gli altri. Specialmente per il suo essere molto sincero e diretto. In principio mi aspettavo che mi avrebbe ammonito indicandomi ogni minimo errore, ma in sostanza non è mai accaduto. Forse per una o due cose, ma sempre sotto forma di “Dai, vediamo se riusciamo a renderlo più interessante”, in modo molto garbato, mai severo.
(AnimeFest 2012)
 
 

Durante la produzione di Champloo, il presidente dello studio Manglobe le offre la possibilità di dirigere una serie animata, concedendole libera scelta riguardo il soggetto. Assorbita nella lavorazione di Champloo, per una manciata di anni mette da parte la proposta, finché non compie un viaggio in Brasile con alcune amiche: da questa esperienza trarrà ispirazione, ovviamente, per Michiko e Hatchin, suo debutto alla regia generale di una serie. L'anime segue la tumultuosa Michiko Malandro, scappata di galera, insieme alla piccola orfana Hana Morenos, nella ricerca del padre di ques'ultima. Lungo il tragitto dovranno fare i conti con la legge ma anche con molti uomini pericolosi. Alla sua presentazione, la regista afferma di aver voluto creare un prodotto dedicato specialmente ad un pubblico di donne: «Dato che va in onda a tarda notte, mi piacerebbe che le impiegate, una volta tornate a casa, stanche da lavoro, si godessero la visione bevendosi una birra»
 

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Michiko e Hatchin è un titolo singolare per una serie di motivi: la scelta di attrici cinematografiche (Yōko MakiSuzuka Ōgo), invece che di doppiatrici professioniste, per i ruoli principali; il fatto che la storia sia ambientata interamente al di fuori del Giappone; la presenza predominante di personaggi di colore; l'affidamento della colonna sonora al musicista brasiliano Alexandre Kassin, piuttosto che a dei rinomati artisti pop giapponesi. Malgrado la trasmissione americana nel blocco Toonami (non dimentichiamo la parentesi italiana nell'MTV Anime Night), l'opera rimane tutt'oggi ingiustamente inosservata, ma basti pensare che molto raramente negli anime si è riscontrata una simile trattazione di argomenti come la povertà, la condizione femminile e la maternità.

Dopo il capitolo Michiko e Hatchin, la Yamamoto si tiene occupata, oltre che nei lavori di storyboarding e di regia per singoli episodi, nella realizzazione di nuove sigle, spesso riprendendo lo stile pop art della intro di Michiko - vedasi in Arakawa Under the Bridge (2010) e Sacred Seven (2011).
 


Il concepimento de  Lupin III - La donna chiamata Fujiko Mine è grossomodo simile a quello di Michiko e Hatchin. La Yamamoto viene interpellata dal produttore Yu Kiyozono, che le lascia piena libertà creativa. La scelta del soggetto ricade su Lupin, con l'intenzione di narrare le origini dell'incontro tra i vari personaggi, facendo di Fujiko il fulcro della serie. Decide inoltre di collaborare ancora con Takeshi Koike e Dai Satō, e di invitare la sceneggiatrice Mari Okada, con la quale confessa di aver sempre voluto lavorare. 
 

- Cos'è cambiato dal fatto di lavorare per Takeshi Koike, al fatto di avere Koike a tua disposizione?
S.Yamamoto - Koike è stato praticamente il primo a darmi un lavoro. È un genio. Quando lavoravo per lui, una delle mie sfide più grandi era di proporgli delle idee che potesse ritenere interessanti, che gli piacessero. Era veramente difficile. Trovandomi nella posizione di regista, con lui in veste di designer, non vi è più una questione di subalternità, anzi, si tratta più di operare sullo stesso piano. Mentre preparavo Lupin III, pensando a chi sarebbe stato in grado di replicare il tratto originale del maestro Monkey Punch, l'unica persona che mi veniva in mente era Koike. Per questo ho voluto lui.
(AnimeNEXT 2012)


Presentatasi, sin già dalla opening, in una veste sensualmente audace, L'opera persegue il non facile scopo di rendere Fujiko, una figura maliziosa, dispettosa e traditrice, l'eroina della storia. E ciò avviene tramite il ribaltamento dei ruoli femminili tradizionali della narrativa gotica. Ne è particolarmente esemplificativo il nono episodio, Amore avvolto nel fumo, in cui Fujiko è intenzionata ad uccidere una ragazza offerta clandestinamente all'asta come un dipinto umano, incarnazione fisica della donna come arte.
 

- Qual è la tua opinione personale su Fujiko Mine?

S.Yamamoto - Intendi come personaggio? Bella domanda, me lo chiedono spesso. Essendo cresciuta guardando la serie originale di Lupin, quando vedevo Fujiko attendevo sempre con trepidazione il momento in cui si sarebbe spogliata.
(AnimeFest 2012)


Da allora, Sayo Yamamoto continua ad affinare e mettere a punto, di volta in volta, le sue ossessioni artistiche, elaborando ancora alcune opening ed ending memorabili per Psycho-Pass (2012), L'attacco dei giganti (2013) e Shingeki no Bahamut (2014), stavolta sulla scia dello stile "bozzettato" già visto nella intro di Fujiko e in una scena da lei storyboardata in Evangelion 2.0 (2009).
 


Dunque, come si è passati dalla radicale sensualità di Fujiko Mine, alla disinvolta, elegante, latente tensione omoerotica di Yuri!!! On Ice? Questo mutamento si può avvertire concretamente nel corso di Space Dandy, che attribuisce a lei la direzione di due episodi, la sequenza di chiusura, ed il videoclip per il brano Viva Namida di Yasayuki Okamura. Quest'ultimo esibisce uno stile grafico pop che ricorda parecchio quello adottato nelle opening di Arakawa Under the Bridge.
 


Il suo primo episodio di Space Dandy, Alla ricerca del ramen spaziale delle illusioni, baby, contiene proprio ciò che ci si aspetterebbe da chi ha diretto Fujiko: a ruota libera eros, layout appariscenti, Scarlet che ignora le avance di Dandy per poi mettere al tappeto una stanza piena di soldati, shading stilizzato, coloratissima pop art.
 


Ma è al suo secondo appuntamento che s’intravedono le radici di Yuri!!! On Ice. Si tratta della puntata 20, Rock ‘n’ Roll Dandy, che vede anche l’apporto di Atsushi Kamijo con un chara design dal taglio bishonen (egli tornerà al fianco della Yamamoto per il suo corto dell’Animator Expo). Da evidenziare la palette fredda, lo schema cromatico “slavato”, e il focus sul rapporto bromance tra le nostre due rockstar.
 


Da qui al cortometraggio Endless Night il passo è breve: ritornano le tonalità bluastre, e i ragazzi carini di Kamijo.
 


Qualche ultimo ritocco alla formula di Yuri!!! On Ice, lo troviamo anche nel suo video introduttivo per il videogioco Persona 5.
 


Come già detto, è soprattutto il suo operato in fatto di video brevi come opening ed ending, a fare di Sayo Yamamoto una dei registi più gratificanti da seguire. Pur avendo all'attivo poche serie dirette, come storyboarder ha messo mano a qualsiasi genere di opera, ed ha apposto la sua firma su innumerevoli sigle. Osservando i suoi lavori si può intuire dov'è che ha sperimentato, quali siano i suoi temi e leitmotiv preferiti, in che maniera si stia evolvendo. Prendiamo ad esempio l'effetto carboncino applicato alla sensazionale opening di Lupin III: è nell'episodio 16 di Eureka Seven che se ne serve per la prima volta, per raffigurare un sogno.
 

 
- Com'è il tuo tipico programma di lavoro?

S.Yamamoto - In verità sono molto lenta. Le ore di lavoro dipendono da quanto tempo impiego a finirlo, perciò spesso devo fare gli straordinari. A volte mi capita di non poter neanche fare il viaggio di ritorno a casa.

- Creare lo storyboard per una opening/ending implica delle difficoltà esclusive, rispetto ad un normale episodio?

S.Yamamoto - Entrambi i casi comportano delle difficoltà proprie. Per quanto riguarda le sigle, è fondamentale che il loro aspetto visivo abbia qualcosa che catturi l'attenzione. Lo trovo uno dei traguardi più ardui.
(AnimeNEXT 2013)


In conclusione, cosa ci riserva Yuri!!! On Ice? Sayo Yamamoto ha dichiarato di sentirsi molto portata in ambito comico ed erotico, e non si può certo dire che non lo stia dando a vedere. Ha sempre avuto un debole per le ampie panoramiche che vedono i personaggi spostarsi dagli angoli verso il centro dello schermo, oppure sbucare dall'inquadratura per poi allontanarsi sullo sfondo, e in tal proposito i pattinatori sono un soggetto perfetto da riprodurre in animazione. L’estrema leggiadra di queste figure consente alla regista di farle volteggiare a suo piacimento in qualsiasi punto dello schermo. A parte ciò, comunque, è la sua prima serie a tema sportivo, la prima di cui ha curato anche la scrittura, e la prima in cui i personaggi femminili sono chiaramente in secondo piano.
 


Anche lo staff che la accompagna è differente dal solito: nessun Dai Satō, Hiroshi Shimizu o Shin'ichirō Watanabe; sia il concept che il chara design originali sono stati ideati insieme alla fumettista Mitsurō Kubo, il cui manga più recente, intitolato Again!! è incentrato sugli ōendan (squadre di cheerleader); il chara riadattato per l’animazione porta la firma di Tadashi Hiramatsu, che ha avuto il medesimo compito nel recente Kiseijū. Hiramatsu è un veterano dell’industria, avendo preso parte a diversi progetti di spicco (Akira, FLCL, Diebuster, Gurren Lagann, KareKano, per citarne alcuni), e il suo contributo come direttore delle animazioni darà senz’altro una marcia in più.
Detto questo, siamo ansiosi di scoprire come la crescita artistica della Yamamoto proseguirà, in che misura proverà a sperimentare, e fino a che punto farà sviluppare lo stilema narrativo del ritorno sulle scene tipico del genere spokon.

Fonti consultate:
Crunchyroll.com
fandompost.com
liheliso.org