Una famiglia da vendicare, una persona cara da proteggere, degli amici su cui fare affidamento, la lunga strada verso la forza e la felicità: quanto è classico un simile canovaccio nei manga per ragazzi? Tanto, davvero tanto. Siamo cresciuti a pane e piccoli eroi che diventano grandi, lottano mettendocela tutta e sacrificano ogni cosa per il bene di qualcun altro, e questi giovani eroi li abbiamo ammirati, abbiamo tifato per loro, avremmo voluto essere anche solo in parte come loro, averne pari forza e coraggio. Probabilmente questo genere di storie esisterà sempre nel mondo del fumetto e dell’animazione giapponese, accompagnando generazioni su generazioni di giovani e meno giovani, che in quei sentimenti e desideri si ritroveranno tutte le volte.

Demon Slayer (Kimetsu no yaiba) nasce come manga nel 2016, per mano di Koyoharu Gotōge, autrice* trentenne al suo primo lavoro. L’opera ha un buon successo e come prevedibile, nel 2018 ne viene annunciata una trasposizione animata per mano di Ufotable. Conoscendo le grandi capacità dello studio, la notizia è ben accolta dai fan e nella primavera dell’anno successivo, Demon Slayer va in onda sulle tv giapponesi.
La serie riscuote ottimi consensi, grazie anche alla bellezza del comparto tecnico di Ufotable, spingendo di parecchio le vendite del manga, soprattutto quelle dei volumi più vecchi.
Lo studio di Tokyo non lesina risorse e crea quella che possiamo considerare una delle migliori serie degli ultimi tempi.

L'anime è andato in onda in simulcast gratuito su VVVVID. Il manga è invece edito da Edizioni Star Comics.

*Il genere di Gotōge non è noto al pubblico e non avendo in italiano un genere neutro, chi scrive ha deciso di optare per il femminile.
 
Demon Slayer recensione
 
Protagonista della storia è Tanjiro Kamado, un ragazzino che conduce una vita umile insieme alla sua famiglia, tra le montagne del Giappone. Siamo in epoca Taisho ma la modernizzazione delle grandi città sembra non aver toccato ancora i luoghi più remoti del paese. Tanjiro sta rientrando tardi dopo una giornata di lavoro in paese e un conoscente lungo la via lo invita a passare la notte da lui, poiché si dice che al tramontare del sole i demoni mangia uomini infestino la terra.
Purtroppo però, il mattino seguente, il ragazzo torna a casa per scoprire che la sua famiglia è stata massacrata e l’unica sopravvissuta, Nezuko, lo attacca come se fosse posseduta da un demone. In mezzo a questa terribile tragedia, alcune circostanze positive permettono a Tanjiro di salvarsi e inizia da lì un lungo viaggio per riportare alla normalità l’amata sorella e diventare al contempo un ammazzademoni, così da scoprire e punire chi ha causato alla famiglia Kamado tutto questo dolore.

Sin dalle sue primissime battute, Demon Slayer non si mette certamente in mostra per originalità, anzi, l’inizio di questa storia è ricco dei classici elementi di cui dicevamo prima. Anche con il proseguire delle vicende la serie resta ancorata a canovacci decisamente tradizionali; troviamo quindi il duro addestramento del protagonista, un mentore che lo istruisce, l’inizio di un viaggio, una crescita esponenziale della propria forza e delle tecniche a disposizione, un gruppo di compagni che si rimpolpa e una determinazione sempre più solida e incrollabile.

Se quindi da una parte Demon Slayer sembra una storia “vecchia dentro”, un classico shonen con combattimenti e mostri, dall’altra parte segue un ritmo un po’ suo, privandoci di lunghe sessioni di allenamento e mostrandoci molto poco del tempo che scorre. Da un certo punto di vista ciò può essere considerato un pregio, specie per chi preferisce i momenti di pura azione a quelli più transitori, ma in egual misura, tale velocità impedisce allo stesso protagonista di mostrare al pubblico l’instaurarsi di un profondo legame come quello tra discepolo e maestro. Pensiamo ad esempio a Iruka e Kakashi con Naruto, o l’eremita delle tartarughe con Goku; in entrambi i casi, episodio dopo episodio, abbiamo sentito il crearsi di un vero e proprio legame tra i personaggi, mentre Tanjiro e Urokodaki non riescono a trasmettere al meglio il vincolo che hanno creato nel tempo e che non ci è stato mostrato.
 
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La prima decina di episodi ci mostra il viaggio del protagonista, diventato ufficialmente ammazademoni, in compagnia della sorella, la quale, non avendo perso del tutto la sua coscienza umana, diventa affidabile alleata di Tanjiro nella battaglia contro i demoni, alla ricerca di colui che ha probabilmente ordito il massacro della loro famiglia. Con l’andare avanti degli episodi si aggiungono al cast nuovi personaggi, che si mostrano sin da subito in tutte le loro particolarità. Il piagnone Zenitsu e la testa calda Inosuke si trovano un po’ per caso ad aggregarsi a Tanjiro, creando un gruppetto insolito che dà vita a spettacolari combattimenti ma anche a momenti comici.

Le prime puntate di Demon Slayer sono all’insegna del dramma e del sacrificio, non ci sono momenti spensierati né divertenti, ma con l’arrivo dei due compagni di cui sopra, le cose cambiano e l’atmosfera muta leggermente. Probabilmente è sempre stato negli intenti dell’autrice non creare un’opera dall’aria perennemente cupa e drammatica, ma l’introduzione degli elementi comici, dati in primis dal personaggio di Zenitsu, non è in realtà indolore, poiché sembra arrivare troppo improvvisamente a destabilizzare un clima con una sua ragion d’essere. Ci vuole qualche episodio prima che il ritmo delle gag si amalgami al meglio con il contesto della storia, raggiungendo quindi, in un secondo momento, un ritmo ottimale.

Una volta rodato, il trio Tanjiro-Zenitsu-Inosuke funziona molto bene e la storia riesce a mostrarci dei momenti in cui il protagonista pare potersi permettere di tornare a essere sé stesso, quindi un ragazzo gentile, benevolo e abituato a prendersi cura degli altri. Con l’arrivo dei nuovi compagni, egli non si muove più solo seguendo il pensiero della famiglia perduta, pare anzi inconsciamente felice di star costruendo a piccoli passi una nuova casa, un posto in cui vivere con delle persone da amare. La sua priorità resta ovviamente trovare il colpevole del suo dramma e far tornare umana Nezuko, ma adesso pare potersi rilassare un po’ sapendo di avere delle persone su cui contare, non solo in battaglia ma anche nella quotidianità.
Dopo un arco ricco d’azione e splendidamente animato, la serie chiude con degli episodi più rilassati, in cui personaggi vecchi e nuovi tirano le fila di quanto fatto finora e si preparano ad affrontare gli eventi futuri.
 
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Bisogna ammetterlo, alcuni espedienti utilizzati per far procedere la storia in determinate direzioni sono parecchio furbi e semplificano di molto certi nodi altrimenti difficili da sbrogliare. Pensiamo ad esempio al modo in cui Nezuko recupera le forze, alla suggestione impostale da Urokodaki, ai ricordi che riemergono al momento giusto o all’ignorare con leggerezza condizioni fisiche dichiarate disastrose un attimo prima.
Si tratta di giustificazioni facili che difficilmente vengono ben digerite dallo spettatore più smaliziato.

Andando oltre questo dettaglio però, i ventisei episodi scorrono in maniera estremamente coinvolgente, tra combattimenti spettacolari, villain dal grande fascino e sottostorie incredibilmente ben riuscite. Ciò che infatti colpisce in diversi episodi di Demon Slayer è proprio il background dei demoni, alcuni dei quali ci mostrano il loro vissuto precedente riuscendo a volte anche a commuovere. Anche in questo caso, il mostrare il lato “umano” del nemico per farci empatizzare con lui può essere visto come un espediente facile e ruffiano, ma molte delle storie narrate nella serie riescono davvero a farci vedere una parte nascosta dei nemici, la loro natura umana e sfortunata. Tutto ciò coincide tra l’altro con la linea di pensiero di Tanjiro, che anche mentre uccide prova pietà per quelle anime miserabili.

I personaggi di Demon Slayer sono numerosi e ben caratterizzati, a partire da Tanjiro e fino ad arrivare ai compagni di viaggio e agli ammazzademoni di rango più elevato, i cosiddetti “pilastri”. La serie ci permette di conoscerne soltanto due e per pochi cenni, ma ciò che viene mostrato è potenzialmente molto interessante.
 
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Mentre Tanjiro è un protagonista dalla caratterizzazione abbastanza classica (dolce, ingenuo, buono, determinato), Zenitsu e Inosuke risultano decisamente più sopra le righe, con tutti gli aspetti positivi e negativi che ne derivano. Entrambi lasciano una prima impressione molto forte, ed è solo con il proseguire delle puntate e degli eventi che scopriamo di più su di loro, sulle loro sfaccettature, sul perché dei loro caratteri, e se Zenitsu ha già mostrato un background, Inosuke ha ancora molto da dire. Stessa cosa dicasi per i due pilastri che abbiamo conosciuto meglio, Shinobu e Giyuu, i quali ci hanno mostrato alcune parti di sé senza comunque scoprirsi del tutto.
Degna di nota è la dolce Nezuko, un personaggio che nonostante non parli e non abbia modo di mostrare svariate espressioni sul suo volto, è riuscita ad entrare nel cuore degli spettatori, certamente grazie anche all'indiscussa carineria.

Dato il gran numero di personaggi e di misteri lasciati nell'ombra (chi è davvero il capo dei pilastri? Perché la famiglia di Tanjiro è stata uccisa e Nezuko trasformata in demone? C'è un vero motivo dietro il cambio di forma della cicatrice del ragazzo? Qual è il significato dietro i suoi orecchini? Chi era davvero suo padre?) la storia ha ancora moltissimo potenziale per andare avanti e diramarsi in più direzioni, riuscendo magari ad instradarsi su un'imbastitura più complessa.
 
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Ciò che ha spinto Demon Slayer nell’Olimpo degli anime più graditi dell’anno, è senza dubbio il suo comparto tecnico, sia per quanto concerne il reparto visivo che quello sonoro.
La prima particolarità da notare è che si tratta della prima serie ad opera di Ufotable tratta da un manga di Jump, composta per di più da 26 episodi e senza interruzioni tra un cour e l’altro.
Al contrario di molte serie, che sul lungo periodo perdono in termini di qualità grafica, Demon Slayer mantiene dei buoni livelli per tutta la sua durata, regalandoci alcuni momenti in particolare che si elevano ampiamente al di sopra della qualità media delle produzioni tv. Ciò è stato possibile anche grazie al fatto che la produzione sia iniziata molto prima della messa in onda, permettendo al team di lavorare senza troppi affanni.
Da uno studio come Ufotable ci sia spetta sempre grandi cose e certamente il lavoro svolto su Demon Slayer si eleva con successo sulla media.

Gli animatori che hanno lavorato al progetto, guidati da Akira Matsushima, sono riusciti a creare delle sequenze davvero spettacolari, e tra esse spiccano senza dubbi gli scontri in cui i personaggi usano i loro colpi speciali, vedasi le tecniche di respirazione dell’acqua di Tanjiro in cui disegno tradizionale, immagini in stile ukyo-e e computer graphic si fondono armoniosamente, stesso dicasi per alcune tecniche dei nemici. Come accennato in questa intervista, Ufotable ha invero impiegato poca computer graphic, basando quasi tutto sul tradizionale disegno a mano.
A parte sparute sequenze nel corso della serie, a distinguersi in maniera eccellente sono stati  gli episodi dell'arco del monte Natagumo, in cui anche lo spettatore meno interessato alle questione tecniche non può non aver notato la spettacolarità di certe scene.
In particolare spiccano i nomi di Nozomu Abe e Masayuki Kunihiro che ci regalano intense scene di combattimento tra Tanjiro e Rui.
 
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Il chara della serie riprende il tratto della Gotōge raffinandolo rispetto a quanto visto nei primi numeri del manga, ma resta spigoloso e dalle linee spesse e marcate. I colori accesi utilizzati per i capelli e il vestiario dei personaggi spiccano in contrasto con le atmosfere lugubri e buie in cui si svolgono la maggior parte delle scene.
In virtù della sua ambientazione spazio-temporale, la serie ci offre degli splendidi sfondi; dal paesaggio montano, ai boschi immersi nel glicine fino alle (in realtà rare) città ricche di vita e movimento tipiche dell’epoca Taisho.
 
Attenzione: il video contiene spoiler sull'episodio 19

Il comparto sonoro non vuol essere da meno e la produzione riunisce due grandi nomi: Gō Shiina e Yuki Kajiura. Il primo ha lavorato a diversi videogiochi (svariati spin-off della serie Tales of, Tekken, God Eater e il recentissimo Code Vein) e anime (The Idolmaster, Tales of Zestiria the X, Juni Taisen: Zodiac War), la seconda è nota a tutti gli appassionati di anime (e non solo) come "madre" delle Kalafina e ha prestato il suo contributo a diversi anime targati proprio Ufotable, quali Fate Stay Night, Kara no Kyoukai, Fate/Zero, Katsugeki Touken Ranbu.
Kajiura e Shiina hanno creato numerosissime tracce dal gusto squisitamente tradizionale, vedasi ad esempio il jingle all'apparire del titolo di ogni episodio o la bellissima theme principale che unisce all'orchestra suoni di strumenti tradizionali giapponesi.
Spicca in particolare, nel momento clou dell'episodio 19, la splendida  insert song Kamado Tanjiro no uta, cantata da Nami Nakagawa, un nome che non giungerà nuovo ai fan di NieR.
I due artisti trascinano con la musica gli spettatori in un tempo lontano, dove a dispetto della modernizzazione si percepisce ancora nell'aria quel misticismo dei tempi passati.

L’impronta della Kajiura è fortemente palpabile nella ending della serie, From the Edge, che riporta in auge il progetto FictionJunction in collaborazione con LiSA. Quest’ultima si occupa anche della opening, Gurenge, singolo che ha venduto oltre 300.000 copie e superato i 6 milioni di ascolti online.
Sotto questo aspetto lo studio sembra non aver voluto cambiare la squadra vincente, poiché anche LiSA aveva già lavorato per Ufotable (Fate/Zero e Unlimited Blade Works).
Ci si adagia un po' sugli allori però, poiché la ending segue lo stesso canovaccio di altre dello stesso studio, con immagini statiche e poche parti animate, per cui “guardare” e ascoltare From the Edge, è un po’ come guardare e ascoltare le splendide Hyakka Ryouran (da Katsugeki Touken Ranbu) e Ring your Bell (da Fate Stay Night Unlimited Blade Works).
 
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Chiudiamo la disamina parlando del doppiaggio, che si attesta anch'esso su ottimi livelli grazie all’interpretazione magistrale di un cast di veterani. A doppiare il protagonista troviamo Natsuki Hanae mentre Zenitsu e Inosuke hanno le voci di Hiro Shimono e Yoshitsugu Matsuoka. Il duo Hanae/Shimono, con la sporadica presenza di Akari Kitō, giovane doppiatrice di Nezuko, ha condotto un programma radio andato in onda prima della trasmissione della serie tv in cui lo strambo duo ha raccontato simpatici aneddoti relativi all’anime e alla sua lavorazione. È proprio durante una puntata che Shimono racconta della sua audizione per il personaggio di Zenitsu. A detta del doppiatore venne chiesto di interpretare tre scene relative al personaggio: una in cui chiede a una ragazza di sposarlo, una in cui usa la tecnica di respirazione del fulmine e una in cui chiama con ardore il nome di Nezuko-chan. La richiesta era quella di una voce alta e graffiante.

Seppur con piccole apparizioni, anche demoni e personaggi secondari hanno voci famose, troviamo infatti Maaya Sakamoto, Yuki Kaji, Daisuke Namikawa, Hikaru Midorikawa, Junichi Suwabe, Kouki Uchiyama, Shinichiro Miki, Yuki Aoi, Ryohei Kimura. Tra i pilastri spiccano Takahiro Sakurai, Saori Hayami, Kana Hanazawa, Tomokazu Sugita, Kenichi Suzumura, Tomokazu Seki, Katsuyuki Konishi e Satoshi Hino.
Insomma, la produzione di Demon Slayer non ha lesinato su nessun aspetto.
 
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«Sai come si forgia una katana? Una katana si forgia continuando a colpirla, eliminando ogni impurità ed eccessi, in modo da migliorare la qualità del metallo e ottenere una lama forte. Va bene piangere, va bene fuggire. Ma non devi arrenderti. Devi crederci. Che i giorni infernali passati ad allenarti alla fine ti ripagheranno. Spingiti fino al limite e diventa una spada più forte di qualunque altra.»
 
Demon Slayer è una serie semplice ma gradevolissima, che ha saputo coinvolgere e affezionare il pubblico sia in virtù di questa sua stessa genuinità che per un comparto tecnico di spicco. Probabilmente risulterà fin troppo banale e semplice al pubblico più accanito di appassionati di battle shonen e simili, ma essi stessi potrebbero trovare nella serie una classicità di cui bearsi. Si tratta invero di un anime adatto a tutti, che non focalizzandosi troppo su allenamenti atti a raggiungere il power up di turno, si rende fruibile a chi cerca una storia dietro ogni combattimento. La trama è ben strutturata nella sua linearità, i personaggi sono ottimamente caratterizzati e il potenziale di crescita è enorme.
Il comparto sonoro e grafico è invidiabile, con alcuni picchi davvero alti per una serie tv.
Come detto in precedenza, la serie pecca, almeno in fase iniziale, di un ritmo che non appare sempre adatto e di un cambio di atmosfera un po' troppo repentino. Ovviamente la storia si chiude senza un finale, seppur con l'annuncio immediato di un film che coprirà il successivo arco narrativo del manga.

Demon Slayer è stata una bellissima sorpresa, probabilmente una scommessa di Ufotable che possiamo considerare vinta.
Il consiglio è di provare a guardare l'anime senza soffermarsi sul suo essere "classico dentro" e dal gusto troppo ordinario, poiché proprio questi elementi potrebbero catturarvi. Si tratta di un'opera ancora acerba ma che ha molto margine di crescita.
Famiglia, legami, crescita personale, determinazione; come detto in apertura sono elementi che caratterizzano il mondo dei manga e degli anime da sempre, e Demon Slayer se ne fa portavoce in questa generazione, con sfacciata fierezza.