AnimeClick.it Top 10 Manga: I consigli di Oberon

Stilare questo elenco è stato un massacro.

Le top 10 pubblicate finora mi son piaciute tutte un casino: diversissime, personali e ognuna a modo suo stimolante, ed io stesso grazie a loro ho rivalutato o scoperto nuove letture. Quindi ho affrontato questo compito motivato dall'opportunità di poter ugualmente stimolare qualcuno. Ma il punto è che ho dovuto sacrificare molti titoli a me cari.
Inutile nascondere, inoltre, che è stata forte la tentazione di preferire quei titoli e quegli autori che a citarli si fa sempre bella figura e si accontenta un po’ tutti. Ma ho deciso infine di affidarmi al puro e istintivo giudizio di pancia, citando solo quei titoli che, semplicemente, mi son piaciuti tantissimo; confortato dal fatto che un articolo del genere non può sicuramente avere alcuna pretesa di oggettività, e che non è raro che si ricordino con molto affetto determinate letture, anche a distanza di molti anni, senza neanche aver capito bene il perché.

Ero indeciso se limitarmi alle sole serie concluse, sulle quali è più facile trarre bilanci definitivi. Ma il bello (?) dell’essere lettore credo consista anche nell’entusiasmarsi per le novità assolute, per un titolo che ti ha catturato da subito perché è iniziato col botto... anche se poi termina con una loffia. Son i rischi del mestiere.

Inoltre devo confessare di avere un gran rammarico: ho costantemente in arretrato pile e pile di manga da leggere, serie iniziate e messe in pausa mio malgrado, o ancora per le quali cerco il mood adatto per iniziarne la lettura. Ad esempio ho la sensazione che i volumi di Nodame Cantabile, L’Immortale, Uchu Kyodai, The Five Star Stories, Vinland Saga o Beck che mi fanno l’occhiolino dalla mia libreria, avrebbero seriamente potuto rimettere in discussione l’elenco qui riportato.
Indirettamente è anche per questo motivo che la mia top 10 lamenta la totale assenza di alcuni grandi maestri spesso ritenuti imprescindibili; ma onestamente non me la sentivo di citare forzatamente quel paio di opere che ho letto di, per fare un esempio, Osamu Tezuka o Mitsuru Adachi, quando ci son stati altri miei colleghi che ne han praticamente letto l’opera omnia e che hanno potuto parlarne con una preparazione che sicuramente al momento io non ho.

Quindi questi sono – partendo dal preferito in assoluto - i manga che semplicemente più mi han coinvolto e divertito, che più di altri han alimentato la mia passione di lettore e che spesso mi han anche lasciato qualcosina dentro.
Buona lettura.



Blade of the Phantom Master - Shin Angyo Onshi

Autore: In-Wan Youn, Kyung-Il Yang
Anno: 2001
Pubblicato su: Sunday GX (Shogakukan)
Pubblicato in Italia da: J-POP Manga
Genere: Fantasy, Azione, Avventura, Drammatico, Storico, Sentimentale, Soprannaturale

Il mio fumetto preferito in assoluto è un’epopea fantasy che vanta personaggi meravigliosamente caratterizzati, avventure coinvolgenti, una trama complessa, articolata, piena di colpi di scena e dei disegni che definire meravigliosi sarebbe riduttivo.
Blade of the Phantom Master - Shin Angyo Onshi pur essendo una serie di genere fantasy, vanta una certa caratterizzazione storica, essendo ambientato in un oriente che, al tramonto del XIX secolo, vede decadere le proprie tradizioni e gli equilibri sociali, a causa di una inesorabile occidentalizzazione. Molti sono i cambiamenti introdotti da tale riassetto, tra i tanti l’importazione delle devastanti armi da fuoco. In tale contesto verosimile, trovano spazio figure e vicende appartenenti al classico canovaccio della “mitologia” Coreana e Giapponese, come La leggenda di Chun Hyang.
Si narra del decaduto regno di Jushin (realmente esistito), angherie e soprusi vengono impunemente consumate ovunque, e la vita di ognuno è perennemente minacciata dalle mostruosità di ogni tipo. Munsu, il protagonista, è un cinico, astuto e pragmatico Angyo Onshi; una sorta di agente governativo (figura anch’essa realmente esistita) che, forte del potere mistico di un medaglione grazie al quale è possibile evocare un’armata fantasma, erra per il regno in incognito al fine di riportare ordine e giustizia dove necessario. Egli sembra in realtà perseguire un fine tutto personale, che lo porta solo accidentalmente ad incrociare il destino di gente povera, vessata ed indigente, di cui in realtà si infischia altamente, deprecandone persino la mancanza di iniziativa.
La sua è una ricerca maledetta in realtà, la caccia ad un essere diabolico che sembra abbia avuto un ruolo cruciale nella caduta dell’impero Jushin; ma questi ed altri trascorsi verranno man mano centellinati al lettore con tecniche narrative mai scontate. Durante questa avventura si affiancheranno al protagonista tanti personaggi, come la bella Sando ed il buffo Banja, nonché vecchie conoscenze che sveleranno un pezzo alla volta una serie di drammatici retroscena.
Più del sontuosissimo disegno di Kyung-Il Yang, è la narrazione a costituire il pregio più grande di questo Titolo: dopo aver rotto il ghiaccio nei primissimi volumi, In-Wan Youn abbraccia uno sviluppo ampio, articolato, grondante di misteri e retroscena tutti da svelare. Un meccanismo assolutamente perfetto che fa leva su sentimenti forti come la superbia, la vendetta, l’amore, l’amicizia, lo spirito di sacrificio, che conduce senza sosta e inesorabilmente il lettore ad un finale epico e lancinante. Imprescindibile poi anche la lettura del volume “bonus” Shin Angyo Onshi Gaiden.
Blade of the Phantom Master è un fantasy di altissimo livello, in grado di tenere testa agli esponenti più blasonati del genere e, a dirla tutta, superarli, visto che ha il pregio di avere un finale.
 


Rocky Joe

Autore: Asao Takamori, Tetsuya Chiba
Anno: 1968
Pubblicato su: Shuukan Shounen Magazine (Kodansha)
Pubblicato in Italia da: Star Comics
Genere: Sport, Drammatico, Slice of Life, Combattimento

Una pietra miliare della storia del fumetto.
Non siamo di fonte ad un semplice manga sportivo con protagonista un teppistello attaccabrighe che, grazie al supporto di un vecchio pugile fallito ed ubriacone, cerca di sfondare nel mondo della boxe. Come nella miglior tradizione spokon infatti, l’ascesa, il sacrificio, il combattimento e la dedizione si fanno metafora di qualcosa di più grande e aulico. Del riscatto personale e sociale, potremmo dire, semplificando un po’. Quello di Ashita no Joe è piuttosto l'affresco di un particolare periodo storico per il Giappone, quel dopoguerra che vede un popolo intero fortemente ridimensionato e mortificato, ma che è in cerca di riscatto, ed è impegnato nella ricostruzione.
Ed il protagonista, Joe, diventa così, incontro dopo incontro, sacrificio dopo sacrificio, il simbolo inconsapevole del riscatto di tutta una collettività e, soprattutto, dei più poveri e indigenti che vedono in Joe la proiezione dei loro sogni e le loro ambizioni irrealizzate.
È un setting comune questo, per fare un esempio, anche a Tetsuwan Girl di Tsutomu Takahashi.
Ma Ashita no Joe può anche essere apprezzato ad un livello di lettura più superficiale, come un semplice manga di formazione dalla forte componente sportiva pieno di sfide, sacrifici e drammi che, molto semplicemente, si legge magnificamente, tutto d’un fiato, senza tregua e senza alcun calo per tutti i suoi 20 volumi. E anche solo così, resta comunque uno dei fumetti più appassionanti, trascinanti e toccanti che siano mai stati realizzati.
Assolutamente e indiscutibilmente un must per qualunque lettore e che, come tutti i capolavori, potrà essere letto ed apprezzato anche tra cent’anni, quando anche il suo stile narrativo e disegnativo, ulteriormente invecchiati come il buon vino, daranno un retrogusto ancora più corposo a questa grandiosa metafora della vita che è Ashita no Joe.
 


The Black Museum – Springald

Autore: Kazuhiro Fujita
Anno: 2007
Pubblicato su: Morning (Kodansha)
Pubblicato in Italia da: GP Manga
Genere: Mistero, Horror, Storico

Qui devo ammettere di essere stato molto in difficoltà, perché nella mia top 10 doveva assolutamente esserci un’opera del grande Kazuhiro Fujita; ma quale? I tre candidati erano l’intramontabile Ushio e Tora (a quando una bella riedizione che lo renda nuovamente disponibile?), il meraviglioso Karakuri Circus di recente recuperato dalla casa editrice Goen (non fatevelo scappare, davvero) e Springald.
Ho infine optato per il volume unico Springald, non solo perché nel suo piccolo ritengo non abbia nulla da invidiare alle altre due opere più lunghe e famose dell’autore, ma anche perché mi son detto che per stimolare alla lettura un potenziale nuovo lettore, conveniva proporre qualcosa di facilmente reperibile, e che potesse dare subito l’idea delle potenzialità di Fujita.
The Black Museum Springald narra di “Junping Jack” (Jack il Saltatore), una figura in bilico tra leggenda e realtà che fece la sua comparsa a Londra nella primavera del 1837, terrorizzando le donne che, nottetempo, avevano il coraggio (o l'incoscienza) di errare sole per gli inquietanti e malfamati sobborghi della metropoli vittoriana, quando l’unica fonte luminosa dopo il tramonto era costituita dal chiaro di luna.
Non lasciate però che l’assonanza col più celebre personaggio di “Jack the Ripper” (Jack lo squartatore) oscuri la figura del Saltatore; il famoso serial killer comparve solo qualche decennio dopo; e quando nel 1888 i giornali londinesi annunciarono “Jack ha colpito ancora!” in realtà si ritenne erroneamente che fosse il ben più noto e temuto Springald ad essere tornato!
Dalle cronache dell’epoca si osserva, infatti, come Junping Jack sia infine scomparso nel nulla, senza che nessuno sia mai riuscito a far luce sulla sua identità; e ciò non ha fatto che alimentare ulteriormente l’alone di mistero che lo circondava.
Sostanzialmente la storia di Springald ha inizio quando, inaspettatamente, Jack torna a farsi vivo dopo tre anni di inattività, solo che questa volta non si accontenta più di importunare belle fanciulle... ma le uccide barbaramente.
Il racconto è ben romanzato e coinvolgente, con una bella atmosfera da vecchia Londra vittoriana, resa grazie a tavole ricche di elementi, un disegno espressivo e personaggi carismatici.
Non posso evitare di consigliare caldamente la lettura di questo volume autoconclusivo a chiunque. E quando vi sarà venuto l’appetito, fiondatevi pure sull’appena rieditato Karakuri Circus.
 


Solanin

Autore: Inio Asano
Anno: 2005
Pubblicato su: Young Sunday (Shogakukan)
Pubblicato in Italia da: Planet Manga
Genere: Drammatico, Psicologico, Slice of Life, Sentimentale, Musica, Commedia

Solanin non è qui in veste di “miglior opera di Asano” (anche perché non le ho ancora lette tutte), ma è semplicemente un manga che mi ha toccato come pochi e che a suo tempo mi fece anche bene leggere (credo), per una serie di questioni personali che ovviamente non vi sto qua a raccontare, 'che sicuramente non ve ne frega niente.
Potremmo definirlo una tipica storia di disagio sociale, che narra di giovani adulti che faticano a trovare il loro posto nel mondo, a decidere cosa fare della loro vita, a scegliere tra le loro aspirazioni e un cavolo di obbiettivo socialmente riconosciuto che non li condanni a (soprav)vivere come dei disadattati, mentre il tempo intanto scivola via inesorabilmente.
Giovani adulti che vivono quella fase impietosa che segna il termine del tardivo cazzeggio adolescenziale proteso all’inseguimento di sogni irrealizzabili, e ti mette improvvisamente di fronte alle responsabilità.
Proprio per questo non la riterrei un’opera “originale”, perché in fondo non vi è nulla di originale nel descrivere una condizione di crisi esistenziale praticamente provata da tutti prima o poi. Ma ritengo comunque Solanin un'opera geniale nella sua semplicità.
Non fate l’erroraccio di ritenerlo un manga “impegnato”. L’autore tutto sommato non ha fatto altro che raccontarsi e mettere su carta un pezzo del suo vissuto; si capisce. È un manga tremendamente semplice e di un intimismo disarmante, narrato con molta onestà e genuinità. Tutto qua. Ed è questo il suo pregio.
Un’opera molto attuale. Racconta con tanta disillusione che la vita non è una favoletta; che indipendentemente dalle nostre peculiarità, dai nostri obbiettivi - o dalla loro assenza - ci ritroviamo in un contesto che di certo non ci è cucito addosso ed al quale ovviamente ci si deve adattare. Ed anche quando si è raggiunto un compromesso, un equilibrio, il karma può passare a riscuotere un credito incomprensibile e frantumare drammaticamente tutti i piani.
Solanin forse non è una lettura per tutti; ma NON perché per apprezzarla sia necessario essere dei lettori particolarmente “raffinati, intelligenti, acculturati” e cavolate simili. È una di quelle opere che per apprezzarle un po’ ti ci devi rivedere dentro. Un po’ devi considerarla una tua biografia. Un po’ devi aver vissuto quel che vi è narrato. Un po’ ti deve aver fatto schifo la vita almeno una volta, o per lo meno tu devi far schifo a lei. Un po’ di periodi dimmerda devi averli vissuti. Un po’ ti deve piacere piangerti addosso. Un po’ di sfiga, insomma, dovete averla vissuta per apprezzarlo. Quindi se avete trovato in Solanin un opera insulsa, vi invidio.
 


Hunter x Hunter

Autore: Yoshihiro Togashi
Anno: 1998
Pubblicato su: Shuukan Shounen Jump (Shueisha)
Pubblicato in Italia da: Planet Manga
Genere: Avventura, Combattimento, Fantastico, Psicologico, Azione, Soprannaturale

Tutti i lettori di lunga data conoscono la storia del finale di Yu Yu Hakusho: Yoshihiro Togashi stressato oltre ogni limite per i ritmi massacranti imposti dall’editore - conseguenti il grandissimo successo riscosso dal manga - comincia a soffrire una vera e propria sindrome da rigetto; tanto che, come racconterà poi, non era in grado di sedersi al tavolo da lavoro senza che sopraggiungessero i conati di vomito.
Dopo essere riuscito a imporre una conclusione al suo manga, e chiusa quella che fu per lui questa spiacevole parentesi lavorativa, Togashi avrà probabilmente pensato che da quel giorno, se mai si fosse rimesso al lavoro su un manga, l’avrebbe fatto solo coi suoi ritmi e lavorandoci quando e come gli pareva.
Hunter x Hunter è, nel bene e nel male, il risultato di tale regola aurea, un approccio che potremmo definire “autorale” se paragonato al resto del panorama del fumetto giapponese.
Ed infatti il la serializzazione di questo manga ha dei tempi a dir poco biblici, visto che Togashi è solito prendersi pause che durano svariati mesi. Come se non bastasse, quando pubblica i capitoli su rivista, lo fa proponendo delle tavole a volte solo abbozzate, degli schizzi approssimativi (se non proprio il name?) che poi ridisegna e migliora, con calma, al momento della raccolta in monografico.
Ma, detto francamente, se questo è il prezzo da pagare per poter leggere uno shounen coi controc@zzi come Hunter x Hunter, a me va benissimo.
Il manga narra le avventure di Gon Freecs, un ragazzino che vuole diventare “hunter” (una sorta di cacciatore/esploratore/combattente) come il padre che l’ha abbandonato e non vede da anni.
A descriverlo si tratta essenzialmente di un manga avventuroso, basato sull’esplorazione, i viaggi, tante prove e combattimenti letali. Ma sono tutti aspetti che ritengo affrontati in maniera eccellente: l’esplorazione lascia sempre affascinati e si è curiosi di vedere cosa ci riserverà ogni volta l’inventiva di Togashi; la narrazione è estremamente coinvolgente e non lesina sui colpi di scena sempre inaspettati; i combattimenti fanno davvero venire il fiatone e la pelle d’oca: lo stile di Togashi, per quanto possa sembrare “grezzo” ai lettori abituati al disegno pulito dei manga odierni, porta alle estreme conseguenze il concetto di espressività ed è in gran parte responsabile della magnifica atmosfera grave che riescono ad vantare alcuni passaggi narrativi. Ad esempio ricordo ancora con una lieve inquietudine alcune battute finali della saga delle “formichimere”, leggendo le quali me la sono quasi fatta sotto. Poi vi è sempre una magnifica componente strategica (che forse potremmo dire derivata dal precursore JoJo), portata sempre al limite, estremamente intelligente e, nei combattimenti, MAI basata su banali power-up.
Insomma è uno di quei manga che, terminato di leggere un volume, ti viene da dire col petto gonfio d’entusiasmo: “Mamma mia che figata pazzesca!”. Poi però tocca armarsi di pazienza ed aspettare il volume successivo…
 


Family Compo

Autore: Tsukasa Hojo
Anno: 1997
Pubblicato su: Manga Allman (Shueisha)
Pubblicato in Italia da: Star Comics
Genere: Commedia, Slice of Life, Sentimentale, Gender Bender, Ecchi

Family Compo purtroppo non ebbe la stessa fortuna di altre opere di Tsukasa Hojo; forse perché affronta temi non propriamente mainstream.
La storia infatti ci mette nei panni di Masahiko Yanagiba, un ragazzo che ha perso la madre da piccolo e non ha mai conosciuto il calore e l’affetto che può donare una famiglia tradizionale. Il manga inizia quando viene a mancare anche il padre di Masahiko, che resta così definitivamente solo al mondo. Alla porta di casa però un bel giorno si presenta una donna affascinante, praticamente identica a sua madre, che dice di essere sua zia. Strano, il ragazzo ricordava invece di aver sentito parlare di uno zio...
La donna in pratica vuole che il nipote vada a vivere da loro. Masahiko, inizialmente titubante, finirà per accettare; ma scoprirà presto il segreto della famiglia Wakanae: il padre di famiglia, Sora, è in realtà una donna; mentre la consorte, Yukari (ovvero il fratello della madre di Masahiko), è un uomo… sono una coppia invertita!
A complicare il tutto la figlia dei due, la bella cugina Shion che, pur esercitando un certo fascino sul nostro impacciato protagonista, in realtà non si sa se si tratti davvero di una ragazza.
Family Compo è quindi la classica commedia degli equivoci, un manga spassosissimo, che mette in scena una marea di vicende ai limiti dell’assurdo, ma non per questo inverosimili. Come vive ad esempio Sora, ”uomo” di casa, QUEI GIORNI del mese?
Masahiko poi è il classico imbranato che non perde occasione per farsi coinvolgere in situazioni scomode; e gli spunti non mancano mai in una famiglia così pittoresca, ma che sotto sotto desidera solo essere ordinaria.
Family Compo però non poggia solo su situazioni ironiche, anzi: la malinconia a le tematiche serie e profonde son sempre dietro l’angolo, soprattutto quando entra in ballo il passato dei molti personaggi di questo bel manga, e i problemi legati alla loro sessualità. Hojo poi è abilissimo nel trattare con estrema poesia e delicatezza certi argomenti. Vi capiterà quindi di commuovervi davanti al racconto dei problemi affrontati da Yukari e Sora quando decisero di vivere assieme, cosa li ha spinti a concepire Shion, gli stenti patiti, i litigi con la famiglia tradizionalista; oppure le tristi e solitarie festività che Masahiko trascorreva da piccino, e tanto altro ancora. Ogni personaggio, principale o meno, ci metterà del suo, conducendoci ad un finale un po’ aperto, ma sicuramente azzeccato.
 


Fullmetal Alchemist

Autore: Hiromu Arakawa
Anno: 2001
Pubblicato su: Shounen Gangan (Square Enix)
Pubblicato in Italia da: Planet Manga
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Commedia, Mistero, Psicologico, Soprannaturale

Be’, chi non conosce la storia di Edward e Alphonse Elric, narrata dalla prodigiosa Hiromu Arakawa?
È la storia del viaggio intrapreso dai due fratelli per rimediare agli effetti di un grosso errore compiuto da piccini, un viaggio che comunque non potrà mai lavare via una colpa capitale: avere cerecato, tramite l’alchimia, di riportare vita la loro madre morta.
Ma quello che parte come un viaggio con fini che potremmo definire egoistici, si rivela essere la metafora di una crescita morale e individuale, che porta i due fratelli a visitate tanti luoghi, conoscere ed aiutare tanta gente ed arricchendosi interiormente ad ogni incontro.
Un viaggio di formazione che soprattutto li porterà a imbattersi in qualcosa di più grande di loro, delle macchinazioni portate avanti nell’ombra da anni e che mettono sul piatto della bilancia la vita di intere popolazioni.
Già solo elencando i pregi in superficie di questo manga, evidenzieremmo come di tratti di una lettura che regala tanti, ma tanti, colpi di scena, una trama molto articolata ma ben narrata, con una schiera di personaggi assai vari e tutti, dai principali a l’ultima delle comparse, perfettamente caratterizzati.
Assieme a tutti loro affronteremo tematiche come la follia della guerra, il razzismo, gli innati egoismi umani, la brama di potere. Ma il bello del viaggio di Edward e Alphonse è che si è continuamente posti dinnanzi a bivi morali dai risvolti tutt’altro che scontati e dove spesso la differenza tra giusto e sbagliato è solo una questione di punti di vista.
Un altro gigantesco pregio dell’autrice poi risiede in quella sua ormai arcinota capacità di saper dosare perfettamente ironia e serietà, alternare efficacemente momenti spassosissimi, ed altri di una drammaticità impietosa.
Non è dunque un manga che si limita a intrattenere e coinvolgere. Anche se, già solo questo, lo fa benissimo.
Fullmetal Alchemist è una di quelle letture che qualcosina te la lascia dentro, se si è in grado di andare oltre la superficie.
 


Happy!

Autore: Naoki Urasawa
Anno: 1993
Pubblicato su: Big Comic Spirits (Shogakukan)
Pubblicato in Italia da: Planet Manga
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of Life, Sport

Altra scelta travagliata, questa, per il sottoscritto: ho conosciuto ed amato alla follia Naoki Urasawa innanzitutto per i suoi coinvolgenti thriller (Monster, 20th Century Boys, Pluto, Billy Bat), ma alla fine non ho resistito a citare quella che è forse la sua opera più incompresa. In patria infatti Happy! ebbe una serializzazione difficile, ed Urasawa stesso la definì: “Una lotta durata cinque anni e quattro mesi”.
L’incipit intrigante e diverso dal solito dona un pizzico di pepe in più alla componente sportiva: il motore di questa storia è il denaro. Sarà in effetti difficile da concepire un concetto simile per chi è abituato a manga sportivi che fanno della passione, la dedizione, il sacrificio e l’amore per una disciplina, il traino della storia; ma in Happy! la nostra protagonista “combatte” per denaro.
Miyuki Umino infatti è una ragazza molto povera che bada da sola ai suoi tre piccoli e pestiferi fratellini, e che un brutto giorno viene a sapere di aver contratto un debito enorme con la malavita, per colpa di un del fratello maggiore che invece ha creduto bene di darsi alla macchia dopo aver combinato un pastrocchio.
Miyuki non ha nessuno a cui chiedere aiuto, perciò - per evitare di prostituirsi, come suggerito dai creditori - decide di rischiare il tutto per tutto, tornando a dedicarsi allo sport che non praticava da anni, sperando di riuscire a sfondare come professionista e guadagnare cifre astronomiche; così riprende in mano la racchetta da tennis.
Ammetto in tutta onestà che questo manga vanta una delle protagoniste più irritanti della storia del manga. Miyuki infatti ha quel comportamento da fanciulla garbata, incapace di scorgere malizia nel suo prossimo che, diciamocelo pure, ti fa davvero scappare più di una bestemmia durante la lettura; ma è anche questo il bello del manga. E dopo alcuni volumi è inevitabile ritrovarsi a parteggiare per questa povera ragazza che calamita ogni genere di sfiga, che si ritrova sempre vittima di intrighi, macchinazioni, tranelli e persino delle ingiurie del pubblico; ma che cocciutamente continua a combattere con le unghie e con i denti preoccupandosi più degli altri che di se stessa.
Ma è un equilibrio narrativo molto ben riuscito quello offerto, tra ciò che accade in campo e gli intrighi fuori di esso. Anche se poi il fattore commedia rimane sempre molto importante, forse preponderante, grazie ad una grandissima rosa di personaggi tutti davvero ben caratterizzati.
Happy! narra la ricerca della felicità. Ci insegna che quando la vita ti spala letame addosso a volontà, quella in cui ci si ritrova è, tutto sommato, una situazione propositiva dalla quale si può solo risalire: “Don’t worry, be happy”.
So che a molti potrà sembrare un’eresia, ma a leggere Happy! ci si rende conto che forse Urasawa se la cava addirittura meglio in quest’ambito più scanzonato che coi suoi famosi thriller.
Da non lasciarsi sfuggire l’altrettanto (e forse anche più) meritevole Yawara!, attualmente in corso di pubblicazione in Italia per Planet Manga.
 


I’’s

Autore: Masakazu Katsura
Anno: 1997
Pubblicato su: Shuukan Shounen Jump (Shueisha)
Pubblicato in Italia da: Star Comics
Genere: Commedia, Sentimentale, Ecchi, Scolastico

Quando si parla di Masakazu Katsura, il primo suo manga a cui si pensa è sicuramente Video Girl Ai (seguito a ruota dal recente Zetman). Ma c’è un’altra commedia sentimentale realizzata dall’autore che, a parer mio, tiene testa al titolo più famoso del maestro, e sotto certi aspetti lo supera anche: I’’s.
Devo ammettere che quando cominciai a leggere I''s tempo fa, non mi aspettavo molto. Sarà che non reputavo possibile che l’autore potesse aver sfornato, dopo Video Girl Ai, un titolo affine per genere e tematiche senza che si trattasse di un qualche mero clone.
Ed in effetti inizialmente I’’s non offre nulla di nuovo: ovviamente c'è il solito protagonista sfigatello (Seto), innamorato perso di una sua compagna di classe (Iori) che, però, lui vede irraggiungibile, ed alla quale non ha il coraggio di dichiararsi a causa di un trauma amoroso vissuto da bambino. E presto fanno capolino un po’ tutte le situazioni tipiche del genere, gags, equivoci, tira e molla esasperanti, situazioni piccanti e romanticismo.
Ma proprio quando ci si è quasi arresi ad una trama fatta principalmente di malizie e facezie, Katsura ci stupisce: di solito in manga come questi il tutto termina, più o meno romanticamente, quando il protagonista, dopo tante peripezie e occasioni mancate, corona il suo sogno d'amore dichiarandosi alla sua amata. La cosa più interessante di I''s è come invece la narrazione proceda oltre, mostrando i problemi di un rapporto che deve fare i conti con dubbi viscerali, i primi imbarazzi e le poche conferme. Timori covati ad oltranza, frasi pensate ma non dette, le angosce per un legame da tempo desiderato ma che paradossalmente stenta a solidificarsi nonostante ci siano tutte le migliori premesse.
È qui (da oltre metà serie) che il manga diventa ancora più appassionante, quando tra l'altro vengono essenzialmente messi da parte gli elementi più scanzonati e tutto si fa più serio, drammatico, tenero e romantico.
Pur avendo i suoi difetti, I''s si dimostra forse un'opera più matura rispetto alle precedenti commedie di Masakazu Katsura, sotto molti aspetti. Ad esempio l'autore (contrariamente a quanto visto in Video Girl Ai) si dimostra bravissimo ad espandere il lavoro di approfondimento caratteriale ad una ampia rosa di personaggi secondari. Ed infatti molta importanza assume anche il tema dell'amicizia, coi membri della comitiva scolastica che si dimostreranno coralmente fondamentali nelle battute finali della storia. Fino ad arrivare agli ultimi volumi in cui la narrazione assume ritmi da cardiopalma, con un colpo di scena dietro l'altro, una breve ma coinvolgente parentesi action ed un finale caldo e tenero, che non puzza di deus ex machina come quello di Video Girl Ai, ma anzi è assolutamente perfetto, e lascia tanta sana nostalgia nel lettore che difficilmente lo scorderà.
Ammetto di non ritenerla un’opera senza difetti, ma a distanza di anni la ricordo ancora con moltissimo affetto, quindi la consiglio.
 


ES- Eternal Sabbath

Autore: Fuyumi Soryo
Anno: 2001
Pubblicato su: Morning (Kodansha)
Pubblicato in Italia da: Star Comics
Genere: Psicologico, Drammatico, Fantascienza, Soprannaturale, Thriller

Questo manga di Fuyumi Soryo, autrice estremamente versatile, fu uno dei primissimi seinen di genere thriller-psicologico che lessi, ed indubbiamente all’epoca mi coinvolse e sconvolse parecchio.
L’incipit è indubbiamente accattivante: alcuni ricercatori, attuando esperimenti su esseri umani, riescono a dar vita ad un gene, l’Eternal Sabbath, in grado di allungare la vita umana di duecento anni. Tale gene però manifesta, all’insaputa degli stessi ricercatori, un particolare “effetto collaterale”: lo sviluppo di facoltà psichiche potenzialmente assai pericolose...
Senza svelare troppo delle battute iniziali, il manga narra di una sorta di caccia al serial killer: da un lato vi sno Mine Kujo, protagonista femminile del manga, Sasaki (ex membro del team di ricerca che ha dato vita all’ES) e Shuro (l’essere allevato come prototipo da laboratorio); dall’altro c’è Isak, il clone bambino di Shuro, nato e cresciuto in laboratorio senza alcuna idea di cosa sia il mondo esterno, ed assolutamente incapace di distinguere tra bene e male. Questi infatti vestirà i panni di una sorta di anticristo che, in un delirio quasi inconsapevole di onnipotenza e sadismo, darà sfogo alle proprie facoltà psichiche in maniera subdola e letale.
La narrazione adotta presto ritmi serrati e i colpi di scena non mancheranno; la componente psicologica riveste un ruolo importante assieme ai passaggi onirico-surreali e i flashback cui è affidato il compito di svelare segreti e retroscena del passato di Shuro e company.
ES - Eternal Sabbath credo che sia un titolo tranquillamente annoverabile tra i migliori del suo genere; una lettura coinvolgente ed appassionante che saprà regalare dei bei momenti anche a chi solitamente si tiene lontano da questo genere.
  
Grazie per aver letto fin qua.
Concludo ammettendo di nutrire un particolare dispiacere per aver lasciato fuori, tra i tanti titoli papabili, anche Lindbergh; un manga che non conta abbastanza volumi all'attivo da consentirmi di sbilanciarmi più di tanto e porlo in top 10. Ma nonostante tutto lo ritengo un manga molto meritevole; peccato che in pochi si siano accorti e/o si ricordino che sia stato pubblicato in Italia, editore incluso.